tag:blogger.com,1999:blog-59531826550842504252024-03-05T15:05:34.046+01:00Sanscrito e civiltà dell'IndiaSpazio di divulgazione di conoscenze, idee e insegnamento di sanscrito e civiltà indiana, con allargamenti all'ambito indoeuropeo e al confronto con altre civiltàGiacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.comBlogger82125tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-17025407023296906672014-03-16T16:44:00.003+01:002018-10-29T18:57:39.686+01:00Cavalli e indo-europei: le steppe non avevano l'esclusiva <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWknFYmYNunPKkETX4jF6O2w9BbGDCpWT-lS9fvks7kEskJhAjklZIGSFGyHuxPyn7hO-1MaMYkglJhIx7u0FqPQ85gM8khMbO3tL1NbIllQNo4lX8QC3ToOJC7bgtkCmmrVNsQzZ2AUa7/s1600/Caspian+horse+1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWknFYmYNunPKkETX4jF6O2w9BbGDCpWT-lS9fvks7kEskJhAjklZIGSFGyHuxPyn7hO-1MaMYkglJhIx7u0FqPQ85gM8khMbO3tL1NbIllQNo4lX8QC3ToOJC7bgtkCmmrVNsQzZ2AUa7/s1600/Caspian+horse+1.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"></td></tr>
</tbody></table>
Uno dei luoghi comuni sugli Indoeuropei ci dice che si trattava di popolazioni di nomadi a cavallo provenienti dalle steppe eurasiatiche (se non dell'Europa orientale, l'attuale Ucraina). E ci hanno fatto credere che orde di questi cavalieri avrebbero invaso l'Europa e l'Asia diffondendo ovunque la loro lingua, con la forza dirompente del cavallo. Abituati all'idea delle invasioni barbariche dei Germani, degli Unni e dei Mongoli, la cosa ci è parsa abbastanza accettabile. Peccato che quelle invasioni per lo più non siano riuscite a imporre le loro lingue, a parte gli Angli e i Sassoni in Britannia (lasciando il gallese e il gaelico) e le lingue turche nell'Asia centrale e in Anatolia (lasciando importanti sacche di lingue precedenti, soprattutto iraniche come tagico e curdo). E così, le lingue di Omero, Platone, Aristotele, Cicerone e Virgilio, Zarathustra e Firdusi, dei Veda, del Mahābhārata e di Kalidāsa, della grammatica di Pāṇini e della dialettica di Nāgārjuna, deriverebbero da un'orda di nomadi a cavallo discesi dalle steppe russe e ucraine per saccheggiare antiche civiltà che avrebbero dimenticato le loro lingue certamente secolari in favore di quelle degli ultimi arrivati. Curiosamente le lingue indoeuropee portate da questi invasori hanno potuto sviluppare un lessico poetico e filosofico, politico ed economico, per lo più senza adottare termini delle lingue delle civiltà precedenti come invece fecero i Germani col latino e il greco, e i Turchi con arabo e persiano. Questa incredibile teoria è insegnata da decenni se non secoli come fatto storico.</div>
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Ora, contro i pochi arditi che hanno cercato di contestarla l'argomento del cavallo è stato spesso usato per dimostrare che gli Indoeuropei vengono dalle steppe: è lì, tra Ucraina e Kazakistan, che il cavallo è stato domesticato, da lì, ci dicono, vengono tutti i cavalli domestici. E invece, cavalli autoctoni erano rimasti anche in Iran, come ci mostrano non solo gli scavi di Tall i Iblis (che riportano cavalli nel 3500 a.C.) e Shah Tepe, ma anche il cavallo del Caspio (di cui si può ammirare un esemplare nella foto in alto), scoperto in Iran nel 1965 da una signora americana sposata a un iraniano, Louise Firouz, come si può leggere <a href="http://www.caspian.org/about-caspians/caspian-history.asp">qui</a>. I rilievi di Persepoli ci mostrano un tipo di cavallo simile, come dimensioni e fisionomia:<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCSehyphenhyphenWS8MX2UJkNQttQh0Es3yb-jKU1Ncul2RC5P0ZEfGeAtyc6O9w4xw1sF2YJb_UGtwZ7KX8IgXS-S3eixIKON4J04gghCe_YXqzW66I5yKy1ipMKbMbbEeTD2o9KkGRLqGi45E62kH/s1600/persian_caspian_horses_persepolis_c550BCE.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCSehyphenhyphenWS8MX2UJkNQttQh0Es3yb-jKU1Ncul2RC5P0ZEfGeAtyc6O9w4xw1sF2YJb_UGtwZ7KX8IgXS-S3eixIKON4J04gghCe_YXqzW66I5yKy1ipMKbMbbEeTD2o9KkGRLqGi45E62kH/s1600/persian_caspian_horses_persepolis_c550BCE.jpg" width="228" /></a></div>
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Secondo <a href="http://www.endangeredequines.com/archivesdocuments/1998.pdf">studi genetici</a> la razza del Caspio è la più 'primitiva' di tutte le razze cosiddette 'orientali' di cavallo come l'arabo, il curdo e l'Akhal Teke:<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAJ8cG-P6xy_EABZ7W_a6Dx5cT334pKirzdLhEfnf-cdgRTszBdRMoyAzOGmIfR4VDF1QkJoElIPC2L9Y-RhuOnuJ9eeRJ_9rQs-nAP8OiRd72xeFpya93c68vKs-M1BqOeHbqfQEHti0T/s1600/Akhal+Teke+2.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAJ8cG-P6xy_EABZ7W_a6Dx5cT334pKirzdLhEfnf-cdgRTszBdRMoyAzOGmIfR4VDF1QkJoElIPC2L9Y-RhuOnuJ9eeRJ_9rQs-nAP8OiRd72xeFpya93c68vKs-M1BqOeHbqfQEHti0T/s1600/Akhal+Teke+2.png" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Akhal Teke</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjw0K6Xi-vwD6C_WBAv2eLFTkvdoFw1bGCZjUd1h9jiUzSvPGEKYb4Xj3iTuhkhAfWSdrWIqnwvxEPcRqShX5yu1aX2cZRVKCJnfUrXq0Mx8TgV0SKT78maInH0PW8oaaVLVZuQiqjk44LT/s1600/kathiawadi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="233" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjw0K6Xi-vwD6C_WBAv2eLFTkvdoFw1bGCZjUd1h9jiUzSvPGEKYb4Xj3iTuhkhAfWSdrWIqnwvxEPcRqShX5yu1aX2cZRVKCJnfUrXq0Mx8TgV0SKT78maInH0PW8oaaVLVZuQiqjk44LT/s1600/kathiawadi.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Kathiawari</td></tr>
</tbody></table>
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E' interessante che anche i cavalli indiani (come il Kathiawari qua sopra) siano del tipo orientale, spesso di piccole dimensioni e snello, adatto a climi caldi, e che nel Rigveda sia detto chiaramente che il cavallo sacrificato ha 34 costole (I.162.18: <em>catustriṃśad vājino... vaṅkrīr aśvasya</em>), come il cavallo del Caspio e il cavallo arabo, e diversamente dai cavalli 'occidentali', che ne hanno 36 e hanno una struttura più massiccia.<br />
Anche la figurina di cavallo trovata a Mohenjo-daro ricorda proprio questo tipo di cavallo:<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxtFImwG1FNLtuTIjzenNp34o-vbsJuwPAZIZVNOH-syLZaio5uJ89R_Mz_Gb4hts1kNyjCidtCRYk7jSEtv8lLN9o4musS9orHA3CJ_qmZ0pzNgMcI20wMdZEewVPWOLDZZ6KBXlnhp7F/s1600/cavallo+mohenjo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="221" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxtFImwG1FNLtuTIjzenNp34o-vbsJuwPAZIZVNOH-syLZaio5uJ89R_Mz_Gb4hts1kNyjCidtCRYk7jSEtv8lLN9o4musS9orHA3CJ_qmZ0pzNgMcI20wMdZEewVPWOLDZZ6KBXlnhp7F/s1600/cavallo+mohenjo.jpg" width="320" /></a></div>
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Quindi, i primi cavalli che si sono diffusi nell'area indoiranica non erano i massicci cavalli delle steppe, ma quelli piccoli e leggeri dell'Iran e del Turkmenistan, e niente ci costringe a pensare che furono introdotti dai popoli di cultura 'Kurgan' delle lontane steppe eurasiatiche, così come la loro cultura non ha potuto raggiungere l'India, e ha toccato marginalmente l'Asia centrale meridionale, come a Zaman Baba presso Bukhara, in Uzbekistan, fondendosi con le culture locali sedentarie che hanno mantenuto la loro continuità. Anzi, è probabile che la cultura Kurgan sia emanata o influenzata dall'Asia centrale meridionale, a partire da siti mesolitici a est del mar Caspio meridionale come Damdam Chesme 2 e Djebel, e dalla cultura Kelteminar, come suggerito da studiosi quali Merpert, Danylenko, la stessa Gimbutas e Mallory. Si potrebbe ipotizzare che nomadi di lingua indoeuropea da tali regioni abbiano portato verso nord i loro cavalli orientali, per poi adottare i cavalli delle steppe di tipo 'occidentale', più adatti a climi freddi, e con essi si mossero verso l'Europa. <br />
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Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-593319723566348862013-07-14T14:36:00.001+02:002013-07-14T14:38:56.442+02:00Ruote con raggi ai confini indo-iranici nel III millennio a.C.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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A Roma, non lontano dalla Stazione Termini, esiste un bellissimo museo, il Museo Nazionale d'Arte Orientale 'Giuseppe Tucci' (<a href="http://museorientale.beniculturali.it/">http://museorientale.beniculturali.it/</a>) che ospita, tra le altre cose, una ricca collezione di oggetti dagli scavi archeologici di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Shahr-i_Sokhta">Shahr-i Sokhta</a>, la 'Città Bruciata', importante sito nell'Iran orientale sul fiume Helmand, ai confini con Pakistan e Afghanistan, scoperto da Maurizio Tosi e risalente all'età del Bronzo (dal 3200 a.C.). L'avevo già citata a proposito dei dadi particolarmente antichi lì scoperti, e qui posso mostrare un'immagine di un dado con pedine che ho potuto fotografare al museo:</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeM7VjWZ1ogUYke-gzTxB04ZQrOe80xhyOqzpRkWkQrrSkUETh84JWWoTy5AaqkU2VxqA_ByPSezvoTEyDhtcIVngAz0wvr6tq1JLHXqBicRK0maVN49zEhGnALGXFD5e2eeLtv9WyevPW/s1600/DSC01902.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeM7VjWZ1ogUYke-gzTxB04ZQrOe80xhyOqzpRkWkQrrSkUETh84JWWoTy5AaqkU2VxqA_ByPSezvoTEyDhtcIVngAz0wvr6tq1JLHXqBicRK0maVN49zEhGnALGXFD5e2eeLtv9WyevPW/s320/DSC01902.JPG" width="320" /></a></div>
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Ma l'oggetto che più mi ha colpito nella collezione (non per il valore estetico) si può vedere in questa teca. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3qwg6XooZ0mTlQStWsewYM8w7myv3SR1-zUVn2xAOp6rrHgNVpAuK41IjOv7OD3Bwcnyy3_y3HsGbQ-Pxf6tBNha45B7DKVGIn9P1ojbnDZaigpcsi-2cFX2uJq-OwI2Y8c1Nq3zibgXH/s1600/DSC01899.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3qwg6XooZ0mTlQStWsewYM8w7myv3SR1-zUVn2xAOp6rrHgNVpAuK41IjOv7OD3Bwcnyy3_y3HsGbQ-Pxf6tBNha45B7DKVGIn9P1ojbnDZaigpcsi-2cFX2uJq-OwI2Y8c1Nq3zibgXH/s320/DSC01899.JPG" width="320" /></a>A destra, c'è una ruota con raggi, datata non precisamente, ma di certo anteriore al 2200 a.C., quindi precedente alle famose ruote con raggi di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Cultura_di_Sintashta">Sintashta</a>, e probabilmente contemporanea con le simili ruote giocattolo con raggi della civiltà harappana già discusse in un precedente <a href="http://sanscritonline.blogspot.it/2010/12/lardore-e-la-storia-2.html">post</a>. Questo dato, che sembra sfuggito alla conoscenza divulgata in proposito (vedi ad es. <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ruota#Storia">qui</a> e il <a href="http://books.google.it/books?id=nLIufwC4szwC&pg=PA283&lpg=PA283&dq=Tell-i-Iblis+horse&source=bl&ots=DDIk84vUan&sig=7V6r1Irwz4WzRWcGu8ktiJDOssk&hl=it&ei=uPhYTsmQDMehOtKHyZoM&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=6&ved=0CEIQ6AEwBQ#v=snippet&q=spoked&f=false">libro</a> di Anthony), può essere una prova ulteriore che le ruote con raggi sono state inventate tra India e Iran nel terzo millennio a.C., e poi esportate verso Sintashta e altre zone dell'Eurasia a cavallo tra il terzo e il secondo millennio a.C. </div>
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E quindi, il supposto arrivo degli Arii con i loro carri e cavalli dalle steppe eurasiatiche verso l'India e l'Iran si rivelerebbe non solo una volta di più un mito, ma un rovesciamento della storia (su simili rovesciamenti, e Sintashta come recettore di impulsi dall'Asia centrale meridionale, se non vera e propria colonia della Battriana dell'età del Bronzo, si veda l'ultimo <a href="http://new-indology.blogspot.it/2013/02/indo-iranians-new-perspectives.html">post</a> di New Indology).</div>
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Da notare anche gli zebù a sinistra: animali di origine sudasiatica, già domesticati nella Mehrgarh neolitica, si diffusero nell'Asia centrale almeno a quell'epoca, raggiungendo l'Azerbaijan, la Mesopotamia, l'Anatolia, e forse anche l'Ucraina (vedi questo altro <a href="http://new-indology.blogspot.it/2012/04/wonderful-adventures-of-bos-indicus.html">post</a> di New Indology). </div>
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Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-49369499155581714702013-01-06T23:31:00.000+01:002013-01-06T23:31:04.159+01:00Dadi e cani tra India e Grecia<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSzEHo-k3d-NrCBI7mS1GBGt-R1R5aOCvSbAF25PDYS5bYqKCBiMfOSJgSmR2dTl-1Ivp4llR-MVbpUWZRb_2zcChQG0vtvjgpo5t7QgNSJzDejwOjg91ZSdgDbfV31JYD6_tn9ZnXsWta/s1600/yudhishthira+dadi+persiano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="299" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSzEHo-k3d-NrCBI7mS1GBGt-R1R5aOCvSbAF25PDYS5bYqKCBiMfOSJgSmR2dTl-1Ivp4llR-MVbpUWZRb_2zcChQG0vtvjgpo5t7QgNSJzDejwOjg91ZSdgDbfV31JYD6_tn9ZnXsWta/s320/yudhishthira+dadi+persiano.jpg" width="320" /></a></div>
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Nell'imponente libro di Bernard Sergent <em>Les Indo-Européens</em> si trova anche un capitolo sui giochi, che inizia dai <strong>dadi</strong>, definiti "il gioco di gran lunga meglio attestato nelle culture indoeuropee, e con una tale frequenza e una tale espansione che non può non riposare su di un'eredità comune". Si osserva che era presente nell'antichità in Grecia, in Macedonia, in India, in Iran, presso i Germani, in Lidia, a Roma, e che in quasi tutti questi popoli, aveva un'estrema importanza. In Grecia, è il gioco più evocato dalla letteratura. In Lidia, se ne attribuivano l'invenzione: secondo Erodoto (I.94), durante una carestia i Lidi avrebbero inventato il gioco dei dadi, degli astragali, della palla e così via (tutti eccetto gli scacchi) per dimenticare la fame un giorno su due. Infine, una parte sarebbero emigrati in Italia sotto la guida di Tirreno, per diventare gli Etruschi.<br />
A Roma, continua Sergent, una leggenda poneva l'origine del fondatore della città in una partita a dadi tra il sacerdote di Ercole e il suo dio. Presso i Germani, ci dice Tacito (<em>Germania</em> 24), si giocava con tale serietà e accanimento, che quando si era perso ogni avere, si metteva come posta la propria libertà, riducendosi schiavi in caso di sconfitta. Qualcosa di analogo accade a Yudhiṣṭhira, il re dei <span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%;">Pāṇḍava, nel grande poema epico indiano, il Mah<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">ābhārata, dove in una partita a dadi egli mette in gioco il regno, i suoi fratelli, </span></span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 16px; line-height: 24px;">se stesso</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"> e sua moglie (vedi l'illustrazione sopra, tratta da un manoscritto persiano). </span></span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Anche in RV. X.34, il celebre 'lamento del giocatore', nella str.4 accenna al giocatore portato via legato come uno schiavo. In Grecia, il gioco serviva alla divinazione, lo stesso presso i Balti antichi, nella divinazione medica, e un antico testo indiano, dice Sergent senza specificare, descrive un oracolo realizzato per mezzo di dadi. Anche i sacerdoti della tribù slava dei Retrani facevano oracoli con dadi (e cavalli). Il gioco dei dadi appare come un gioco regale in Macedonia e nella Persia achemenide, come lo era in India, dove era talmente importante che le epoche della storia prendono il nome dai punti dei dadi: Kali, il punto peggiore, dà il nome alla nostra età degenerata. </span></span><br />
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Ma qual è il significato di <em>kali</em>? Il dizionario di <a href="http://www.sanskrit-lexicon.uni-koeln.de/monier/">Monier Williams</a> dà come primo proprio quello del 'dado o lato del dado segnato con un punto, il dado perdente'. Il dizionario <a href="http://dsal.uchicago.edu/cgi-bin/philologic/contextualize.pl?p.1.pali.314882">pali</a> della Pali Text Society dà 'il dado sfortunato; un tiro sfortunato ai dadi, sfortuna, demerito, peccato; peccaminoso, peccatore; saliva, sputo'. Questi significati nel pali, che era più vicino alla lingua parlata rispetto al sanscrito, fanno pensare a un concetto di sfortuna e impurità, che è stato identificato con il dado perdente del gioco con le noci Vibh</span></span>ītaka, provenienti dall'albero <a href="http://www.writeopinions.com/beleric">Terminalia Bellerica</a>, considerato come infestato dai demoni. Se si considera poi che in origine i dadi erano probabilmente usati per la divinazione, e che il numero dispari delle 'sorti' (anche noci) era associato alla sfortuna (vedi <a href="http://gambling.wikinut.com/The-History-of-Gambling%3A-Ritual-Beginnings/y1o_aqii/">qui</a>), questa interpretazione acquisisce ancora più verosimiglianza. Il termine <em>kali </em>può essere etimologicamente ricondotto all'oscurità e all'impurità: <em>kalana </em>significa 'macchia, difetto'; <em>kalaṅka </em>'macchia, segno, sporco; calunnia'; <em>kaluṣa </em>'torbido, disgustoso, impuro, sporco; sporcizia, impurità, peccato'; <em>kalka </em>'sporco, impurità, falsità, inganno, peccato', e, guarda caso, designa anche la Terminalia Bellerica. Un parallelo indoeuropeo si potrebbe anche trovare nel greco <em>kēlis </em>'macchia; onta, infamia', il latino <i>caligo </i>'oscurità', e <i>calumnia</i>. Ma il confronto più interessante è quello con il nome dato al punteggio più<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"> basso dei dadi in latino, ovvero <em>canis </em>o <em>canicula</em>, e in greco, <em>kyōn</em>, che significa sempre 'cane'. Si è trovato persino un dado, a Taranto, con scritto <em>ky(ōn) </em>al posto dell'uno o asso, qui riprodotto.</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAEpLR3c7vg0z2q3tQK71IkED7fGEnZ3kduCFvNRT4YvKZnHsJv5DGrdz4v5YeymK97iccu9bTe330QAkre3AzeAz27EXnO_pKkBskzq-FenH3MxYnS54h2UkmokNXj0owH125xb-kqLT0/s1600/dado+Taranto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAEpLR3c7vg0z2q3tQK71IkED7fGEnZ3kduCFvNRT4YvKZnHsJv5DGrdz4v5YeymK97iccu9bTe330QAkre3AzeAz27EXnO_pKkBskzq-FenH3MxYnS54h2UkmokNXj0owH125xb-kqLT0/s1600/dado+Taranto.jpg" /></a></div>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Ora, già nel <span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Ṛ</span>gveda il giocatore vittorioso e esperto era detto
</span></span><em>śvaghnin</em> 'uccisore di cani o del cane', il che, confrontandolo con il linguaggio greco-romano, potrebbe significare che era capace di evitare tiri sfortunati. A quanto pare il cane, probabilmente come animale infausto, era associato alla perdita nei dadi. In <a href="http://www.sacred-texts.com/hin/sbr/sbe44/sbe44117.htm#page_446">Śatapatha Brāhmaṇa XIV.1.1.31</a> esso, insieme all'uccello nero (il corvo), è identificato con la falsità (<em>anṛta</em>, l'opposto dello <em>ṛta</em>, la Verità-Ordine), con l'oscurità e con il male (<em>pāpman</em>, che significa anche sfortuna o peccato). In
Taittirīya Brāhmaṇa III.4, all'interno del grande rituale del sacrificio del cavallo, si richiede l'uccisione di un cane 'dai quattro occhi', in quanto, si spiega, il cane è il male (<em>śvā́ iva vái pāpmā́</em>). Cosa sia questo cane è discusso nell'<a href="http://www.academicroom.com/article/dogs-die">articolo</a> di David Gordon White 'Dogs Die'. A p.285, questi nota che in genere è spiegato come un cane con macchie chiare sopra gli occhi. Una nota a <a href="http://www.sacred-texts.com/hin/sbr/sbe44/sbe44075.htm#fr_699">Śatapatha Brāhmaṇa XIII.1.2.9</a> dice però che un tale cane era solo un sostituto di un cane con due volti (anomalia rara ma non impossibile). White cita tuttavia anche un passo dell'Avesta a proposito di un rito funerario in cui si usa un cane con quattro occhi, che secondo i dizionari dell'Avesta indica un cane con due macchie sopra gli occhi. La cosa significativa è che anche i cani infernali di Yama hanno quattro occhi, come in <a href="http://www.sacred-texts.com/hin/rigveda/rv10014.htm">RV. X.14.10-11</a>. Forse anche qui è sottinteso che hanno due volti, in modo simile al Cerbero greco? Potrebbe confermarlo il paragone con <a href="http://www.sacred-texts.com/hin/rigveda/rv10099.htm">RV. X.99.6</a>, dove troviamo un demone 'con sei occhi e tre teste', descrizione che troviamo anche nell'Avesta, Yn. 9.8, per il drago A<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">ž</span>i
Dahāka. Comunque, che vi sia una forte affinità tra Cerbero e i cani di Yama è suggerito, oltre che dal ruolo di guardiani del regno dei morti, dall'etimologia: il greco <em>kerberos</em> corrisponde al nome vedico di uno o entrambi i cani: <em>śabála</em>, che significa 'variegato, pezzato, macchiato'. A prima vista la corrispondenza può sembrare dubbia, eppure abbiamo una serie di termini in antico indiano che si accostano molto da vicino al termine greco, tra cui <em>karbara</em>, che significa sempre 'variegato, macchiato', ed è anche il nome di un demone. Un aspetto molto interessante è che queste varianti dello stesso aggettivo (si aggiungano <em>karvara, karbura, kavara</em>) rivelano l'esistenza di forme <em><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Isoglossa_centum-satem">centum</a></em> accanto a quelle, normali per l'antico indiano, di tipo <em>satem </em>(oltre a <em>śabala, śavala, śabara</em> e <em>śavara</em>). La cosa comunque non dovrebbe apparire inaudita, visto che anche nella lingua himalayana <a href="http://www-personal.umich.edu/~pehook/bangani.abbi2.html">Bangani</a> si trovano forme <em>centum</em>. Notevole che, come altre forme<em> centum</em> in antico indiano, si tratti di termini attestati in opere post-vediche o addirittura in lessici, come se la satemizzazione fosse un fenomeno tipico della lingua vedica, che era più vicina all'iranico con cui condivide tale evoluzione, mentre aree isolate lontane dalla regione vedica originaria (l'India nordoccidentale e la valle dell'Indo) possono aver sviluppato forme<em> centum</em> più vicine al protoindoeuropeo, parallele alla forma greca. La quale, da parte sua, risulta essere un residuo arcaico, ormai incomprensibile ai Greci stessi (vedi <a href="http://www.etimo.it/?term=Cerbero">qui</a>), tramandato come i nomi degli dèi. <br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrPUvT8FeqZx95RCYqlCX516uf09Y9ix4q9iUeUN2BXjValFE9nzJf2hk3bsXEMOtR279ZS7RhwD7h8-GJnBRyWID4UeVQi_y02CaK8mriXcoo-q8qJcxBaV6psdOxxPiSh3kR3FZcVvmY/s1600/dadi+indo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrPUvT8FeqZx95RCYqlCX516uf09Y9ix4q9iUeUN2BXjValFE9nzJf2hk3bsXEMOtR279ZS7RhwD7h8-GJnBRyWID4UeVQi_y02CaK8mriXcoo-q8qJcxBaV6psdOxxPiSh3kR3FZcVvmY/s320/dadi+indo.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dadi harappani</td></tr>
</tbody></table>
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<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
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A proposito dell'archeologia, secondo un <a href="http://sites.asiasociety.org/arts/asiangames/chance01.html">sito</a> dedicato ai giochi, il primo dado cubico identificato risale al tardo V millennio a.C. in Siria, il che non dovrebbe essere connesso con civiltà indoeuropee. Sergent, che ha pubblicato il testo nel 1995, ci dice che i dadi più antichi del mondo sono attestati ad Altyn Tepe, in Turkmenistan, verso la fine del IV millennio, ma non ho trovato conferma a questa informazione. Guardando in rete (vedi <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Dice#History">qui</a>), la nozione più diffusa sembra essere che Shahr-i-Sokhta, nell'Iran sudorientale (Seistan), sia il luogo del ritrovamento dei dadi più antichi, attribuiti al 3000 a.C. (ma la data non sembra avere riferimenti precisi) e di forma cubica (vedi <a href="http://payvand.com/blog/blog/2010/11/23/face-of-5000-year-old-iranian-woman-reconstructed/">qui</a>). Nello stesso sito, si sono trovati dadi rettangolari insieme a pedine e scacchiera, in una tomba del periodo III (2500-2300 a.C.), come riporta Vidale nel libro, già citato in un altro <a href="http://sanscritonline.blogspot.it/2011/03/un-nuovo-libro-sullarcheologia-dalla.html">post</a>, <i>A oriente di Sumer</i>, pp.94-95.</div>
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Anche nei siti harappani si trovano sia dadi cubici (come quelli nell'immagine qui sopra) che rettangolari con 4 facce numerate, e tale tipo rettangolare compare anche a Gonur Depe in Margiana (vedi <a href="http://books.google.it/books?id=pmAuAsi4ePIC&pg=PA230&dq=Altyn+tepe+dice&hl=en&sa=X&ei=vxLnUJmICcTYsgbfgYHAAw&ved=0CDQQ6AEwAA#v=onepage&q=Altyn%20tepe%20dice&f=false">qui</a>), nel periodo Namazga V (2500-2000 a.C.), dove sono considerati come importazioni dalla civiltà dell'Indo. E' interessante che i dadi cubici harappani presentano due varianti (come riporta questo<a href="http://books.google.it/books?id=uRMGDmdE9FkC&pg=PA153&lpg=PA153&dq=Harappa+dice&source=bl&ots=MhbQ2Gldni&sig=535sI6zJ0V3PM7P-VE799D21RUA&hl=en&sa=X&ei=YVzoUNvhM83EsgawkIGICw&ved=0CDgQ6AEwAQ#v=onepage&q=Harappa%20dice&f=false"> libro</a>): alcuni hanno, diversamente dai nostri, il 6 opposto al 5, e non all'1, come si può vedere anche nella foto, ma un altro di quelli di Harappa ha la numerazione come quelli moderni e (in parte) greco-romani.<br />
Uno <a href="http://www.pasthorizonspr.com/index.php/archives/02/2011/almost-every-tenth-find-from-mohenjo-daro-is-play-related">studio svedese</a> dimostra anche la frequenza di tali oggetti: un ritrovamento su dieci a Mohenjo-daro risulta legato a giochi, e con una distribuzione spaziale che suggerisce dei luoghi dedicati, quelli che nell'India storica erano detti <i>sabhā</i>. </div>
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Sembra quindi che nell'area tra il Turkmenistan, il Seistan e l'India, abbiamo abbondanza di dadi in età molto antica, il che può concordare con l'importanza data a questo gioco dagli Indoeuropei, come nota Sergent. Egli nota anche che in Scozia dei dadi sono stati trovati in livelli dell'età del bronzo, quindi indipendentemente dall'influenza greca o romana. Secondo un altro studioso francese, <a href="http://www.boardgamestudies.info/pdf/issue3/BGS3Depaulis.pdf">Thierry Depaulis</a>, i dadi oblunghi si trovano presso Indiani, Celti e Germani, meno presso Greci e Romani. Da dove hanno ereditato Celti e Germani questo gioco? Forse dall'Asia centrale stessa, da cui provenivano originariamente? Questi dettagli, soprattutto se si inseriscono in un'ideologia condivisa, come mostra Sergent, possono rivelare storie di vasta portata. La partita è aperta... </div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC6Ll9FQSCi-T8cWc7He7BCE48ZPS93sCUMO42JMRwgDa5R6WH1URYY5dYnhWRfWzi992PbxhFxBUU2taZAi08TEyJORx_zKz2eZodaKkswSQfEJRxUs52kzVYN0bQIrbruou8RnsBv-R_/s1600/Achille+gioca+a+dadi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC6Ll9FQSCi-T8cWc7He7BCE48ZPS93sCUMO42JMRwgDa5R6WH1URYY5dYnhWRfWzi992PbxhFxBUU2taZAi08TEyJORx_zKz2eZodaKkswSQfEJRxUs52kzVYN0bQIrbruou8RnsBv-R_/s1600/Achille+gioca+a+dadi.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Achille e Aiace giocano a dadi</td></tr>
</tbody></table>
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<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"> </span></span></div>
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Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-15220786144391914392012-06-20T00:32:00.001+02:002012-12-30T12:23:13.014+01:00Le sorprendenti affinità tra la Roma antica e l'India<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQVGt6bL4p8vQovU1x31n5jcjH_RZ7GzRi2RV-gr4aObbpg9DauAKgddyYrrSK0CSHbOJWtoyViS0ZLjOgaVH7a-u4hy9IUx8UTPg29xmPTWJY6gKKHAUdWf0Yxz04Ga02_dF8INKjaBy5/s1600/800px-Hindu_marriage_ceremony_offering.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQVGt6bL4p8vQovU1x31n5jcjH_RZ7GzRi2RV-gr4aObbpg9DauAKgddyYrrSK0CSHbOJWtoyViS0ZLjOgaVH7a-u4hy9IUx8UTPg29xmPTWJY6gKKHAUdWf0Yxz04Ga02_dF8INKjaBy5/s320/800px-Hindu_marriage_ceremony_offering.jpg" width="320" /></a></div>
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Recentemente, un amico aveva 'postato' delle osservazioni a proposito della dieta dei legionari romani, sostenendo, oltre al fatto che era essenzialmente vegetariana, che non mangiavano carne bovina per la sacralità del bue. E un <a href="http://www.archeoguida.it/005612_alimentazione-nellantica-roma-prodotti-base-e-materie-prime.html">sito</a> di argomento archeologico effettivamente conferma questo dato. Comunque, ciò mi ha riportato alla mente alcune affinità che avevo notato tra Roma antica e India, tra cui l'uso di un velo rosso per il matrimonio. Andando a guardare il rito nuziale romano, ho scoperto che il matrimonio più ritualizzato e arcaico era la <em>confarreatio</em>, riservata ai patrizi, e infine soltanto ai Flamines, quei sommi sacerdoti che Dumézil aveva confrontato (anche etimologicamente) con i Brahmani indiani. Ebbene, nella <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Confarreatio"><em>confarreatio</em></a> (vedi anche questo <a href="http://www.gsr-roma.com/forum/fonti/il%20matrimonio.pdf">saggio</a>), oltre al <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Flammeum"><em>flammeum</em></a>, <a href="http://www.rivistaliturgica.it/upload/2004/articolo6_1051.asp#_ftn8">velo</a> rosso fuoco (o arancio), che ritroviamo nel matrimonio indiano (vedi foto sopra), lo sposo e la sposa compivano insieme tre giri intorno all'altare verso destra, tanto che questo rito era chiamato<em> dexteratio</em>. Ora, in India questo rito si chiama <em>pradakṣiṇa</em>, termine che mostra la stessa radice indoeuropea (*daks-/deks-), e che significa appunto girare procedendo verso destra. Oggi (vedi <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Viv%C4%81ha">qui</a>) si compiono quattro giri intorno al fuoco sacro che funge da luogo delle offerte nel rito vedico, di cui tre guidati dallo sposo e uno dalla sposa. D'altronde, ancora nella Grecia contemporanea si compiono tre giri dell'altare della Chiesa durante il matrimonio (benché in senso antiorario, rito condiviso dai russi ortodossi), così come si usa ancora un velo color fuoco (vedi questa <a href="http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:GMO32v48ZQYJ:www.buzzle.com/articles/greek-wedding-traditions.html+&cd=4&hl=it&ct=clnk">pagina</a>, e secondo il <a href="http://www.gsr-roma.com/forum/fonti/il%20matrimonio.pdf">saggio</a> già menzionato, come c'era da aspettarsi, il velo rosso era usato anche nel matrimonio della Grecia antica). Tornando a Roma, momento clou della cerimonia era la <em>dexterarum iunctio </em>(che appare qui sotto), ed anche nella cerimonia indiana l'unione o 'afferrarsi' delle mani destre (<em>paṇi-grahaṇa</em>) è un momento cruciale del rito. Altra analogia, il nome <em>confarreatio </em>allude alla condivisione di una focaccia di farro in onore di Iuppiter Farreus da parte degli sposi, ed anche nel rituale indiano un momento è quello dello scambio di un boccone di cibo dai resti delle offerte (<em>anna-prāśana</em>).</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT50rh0LULdQr2hnIHtNADAaj_gqHsgOrmY1C2japMC10WTjoyfB_fvmLPT4WMlfhMiPUGJSgG4dh64p7lcdt_skI7G2s6AISBZTgQTCOvBaOP_Oqsaf6XCtoPID_Q5WOFo2y6DjDIFr07/s1600/matrimonio-romano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT50rh0LULdQr2hnIHtNADAaj_gqHsgOrmY1C2japMC10WTjoyfB_fvmLPT4WMlfhMiPUGJSgG4dh64p7lcdt_skI7G2s6AISBZTgQTCOvBaOP_Oqsaf6XCtoPID_Q5WOFo2y6DjDIFr07/s320/matrimonio-romano.jpg" width="257" /></a></div>
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Ora, se molti di questi rituali possono sembrare abbastanza scontati (ma bisognerebbe trovare un altro parallelo che li presenti tutti) quello della <em>dexteratio </em>appare veramente significativo, perché l'uso di girare tre volte in senso orario intorno a un oggetto o una persona sacri è qualcosa di pervasivo in India, è un gesto fondamentale, presente sia nell'Induismo sia nel Buddhismo. A questo proposito, occorre citare un altro contesto antropologico, quello funerario: in una <a href="http://books.google.it/books?id=INJI4FGeLpYC&pg=PA658&dq=pradaksina+marriage&hl=it&sa=X&ei=5ClyT_OlNYqq0QX5rqUV&ved=0CDwQuwUwAQ#v=onepage&q=pradaksina%20marriage&f=false">voce</a> molto interessante di un'enciclopedia di religione ed etica di James Hastings, intitolata 'circumambulation', troviamo che nella <a href="http://www.thelatinlibrary.com/statius/theb6.shtml">Tebaide</a> di Stazio, VI.215-224, durante i riti funebri in onore del figlio di Licurgo, i guerrieri girano prima tre volte verso sinistra (<em>sinistro orbe... ter curvos egere sinus</em>), poi, a un ordine dell'augure, tornano girando verso destra (<em>dextri gyro... hac redeunt</em>). Ora, un rito analogo era prescritto nello <em><a href="http://www.sacred-texts.com/hin/sbr/sbe12/sbe1260.htm#fr_961">Śatapatha Brāhmaṇa</a> </em>(II.6.1.15), in occasione delle offerte agli antenati defunti: l'officiante compie prima tre giri verso sinistra (<em>apasalavi</em>), quindi tre verso destra (<em>prasalavi</em>), a simboleggiare il movimento verso il mondo degli antenati e il ritorno a questo mondo.</div>
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D'altronde, anche la <em>circumambulatio urbis</em> dei Luperci era una corsa attorno a Roma in senso antiorario, e ancora oggi a Roma si compiono circoambulazioni nel rito cattolico della Pasqua (si veda <a href="http://www.simmetria.org/simmetrianew/images/stories/pdf/rivista_8_2010.pdf">qui</a>), ed anche in India si usava circoambulare la città in certi contesti.</div>
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Abbiamo detto che il matrimonio per <em>confarreatio</em> si ridusse essenzialmente ai <em>flamines</em>, e in particolare il <em>Flamen dialis</em>, sommo sacerdote di Giove, doveva nascere da un matrimonio celebrato per <em>confarreatio </em>(come anche il <em>Rex sacrorum</em> e le Vestali). Ora, il termine<em> flāmen </em>è stato paragonato (a partire almeno da Dumézil) a quello di <em>brahman </em>o
<span style="mso-bidi-language: SA;"><em>brāhmaṇa </em>da un proto-indoeuropeo *<em>bhlagh-m</em><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><em>ēn</em>, così come il sacerdozio detto <em>flāmonium </em>è stato paragonato al <span style="mso-bidi-language: SA;"><em>brāhmaṇyam </em>da <em>*bhlāgmonyom.</em> Ma a parte queste dubbie ipotesi linguistiche, ci sono dei suggestivi paralleli tra le due figure, come nota Bernard Sergent in <em>Les Indo-Européens</em>, p.376: il <em>flamen dialis </em>non può giurare, il brahmano non può essere chiamato a testimone, il rapporto con l'ambito militare è proibito per entrambi, i testi menzionano nei due casi divieti concernenti il cavallo, il cane, l'uso dell'olio; sono loro proibiti l'avvicinarsi al rogo funebre, la consumazione di bevande fermentate e di carne non cucinata. Non potevano stare nudi, e ciò si estende alla sposa, la <em>flāminicā </em>e la <span style="mso-bidi-language: SA;"><em>brāhmaṇ</em><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><em>ī</em>, che gioca un ruolo essenziale di collaboratrice in tutta l'attività cultuale dello sposo. Si può essere <em>flamen dialis </em></span></span></span></span></span>o brahmano da giovane, e ciò esclude dalla potestà paterna. Il colore del loro costume e di diversi simboli è il bianco, che secondo Dumézil è il colore specifico della prima funzione in numerosi testi.<br />
D'altronde, il suffisso <em>-men</em>, che ritroviamo anche in <em>numen </em>'potere divino' o <em>lumen </em>'luce' o <em>carmen </em>'poesia, incantesimo', è parallelo a quello indiano <em>-man</em>, che oltre che in <em>brahman </em>si trova anche ad esempio in <em>śarman </em>'rifugio', <em>varman </em>'armatura', <em>karman </em>'azione', <em>manman </em>'pensiero, preghiera'. </div>
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Ancora, vorrei segnalare la somiglianza tra latino e antico indiano di alcuni termini fondamentali, come <em>ignis</em>, 'fuoco', aind. <em>agnis</em>, lat. <em>vox</em> 'voce, parola', aind. <em>vāk</em> 'linguaggio, voce, parola', lat. <em>vīta</em>, aind. <em>jīvitam</em> 'vita', lat. <em>deus</em>, aind. <em>devas</em> 'dio', lat. <em>mens</em>, aind. <em>manas</em> 'mente', lat. <em>medius</em> 'medio' aind. <em>madhyas</em>, lat. <em>iuvenis</em>, aind. <em>yuvan </em>'giovane', lat. <em>iugum</em>, aind. <em>yugam</em> 'giogo', lat.
<em>dōnum</em>, aind. <em>dānam </em>'dono', lat. <em>domus</em>, aind. <em>damas</em> 'casa', lat. <em>concha</em>, aind. <em>śaṅkha</em> 'conchiglia', lat. <em>vertit</em>, aind. <em>vartate</em>, 'volge, gira'...<br />
Come si può vedere dalle terminazioni di molti termini, il latino condivide con il sanscrito la finale -<em>s </em>per i nomi maschili (quando la parola è isolata in sanscrito è aspirata), e la <em>-m </em>per i neutri, che ritroviamo anche nell'accusativo in entrambe le lingue. In latino arcaico (e in falisco) abbiamo una desinenza singolarmente simile all'antico indiano: il genitivo in -<em>osio</em>, che si trova nel <em>Lapis Satricanus </em>(<em>Popliosio Valesiosio</em>), e corrisponde all'aind. <em>-asya</em>. Rispetto ad altre lingue indoeuropee, risalta anche che il pronome riflessivo <em>suus </em>è perfettamente corrispondente al sanscrito <em>sva</em>-. </div>
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E ci sono anche dei nomi propri in latino che potrebbero spiegarsi con termini o nomi indiani: <em>Marius</em> fa pensare all'aind. <em>maryas</em> 'giovane uomo', <em>Gaius</em> al nome proprio <em>Gaya</em>, <em>Remus</em> al celebre nome <em>Rāma</em>... Infine, notevoli anche i paralleli sanscriti dei nomi delle divinità: <em>Iuppiter, Iovis</em> è certamente affine a <em>Dyaus Pitar</em>-, il Padre Cielo (greco Zeus); <em>Iūno</em> è collegata alla radice della giovinezza (<em>yūnī</em> è 'la giovane, forte, sana' in aind.); <em>Venus</em> corrisponde all'aind. <em>vanas</em>- 'amabilità, desiderio'; <em>Minerva</em> è fatto derivare da <em>menes-va</em>- confrontabile coll'aind. <em>manasvat-</em> 'pieno di spirito'. <em>Neptūnus</em> è stato accostato da Dumézil ad <em>apāṃ napāt</em>, il 'discendente delle acque', divinità presente anche nell'Avesta. <em>Iānus</em>, dio dei 'passaggi', degli inizi e delle transizioni, corrisponde al termine antico indiano <em>yāna- </em>'che conduce, viaggio, veicolo'. Il dio/dea dei pastori <em>Pales </em>richiama l'antico indiano <em>pāla- </em>'guardiano, pastore', da cui <em>gopāla </em>'guardiano di vacche, mandriano', tipico epiteto di Kṛṣṇa nel contesto bucolico di Vṛndāvana, anche se secondo alcuni <em>Pales</em> deriva da <em>palea </em>'paglia', che ha un parallelo nell'aind. <em>pala-</em>, dallo stesso significato. </div>
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Da tutto ciò non vorrei concludere che i Latini avessero un rapporto particolarmente diretto con gli Indiani, storicamente arduo da sostenere, ma possiamo dire che hanno preservato in modo particolarmente fedele, per certi aspetti, l'eredità 'indoeuropea', le cui origini e vie devono essere chiarite...</div>
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Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-87175202608162778722012-02-19T23:47:00.000+01:002012-02-19T23:47:57.413+01:00La conferenza mondiale di sanscrito a Delhi<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on"><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMWGtCr1Wi29n7JJ0YbXw9tYT-Ur6op-5PL9thf5yuq45-arIPUdCJ6cHvzht8j8ISjUJkOrkUtLVVnl3fUA4vShB7wiA22yqa_B9sAuEkGdERvj96duQP3AgSnM7ryJWEC54nBhwwXxY2/s1600/manmohan+singh+conference.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMWGtCr1Wi29n7JJ0YbXw9tYT-Ur6op-5PL9thf5yuq45-arIPUdCJ6cHvzht8j8ISjUJkOrkUtLVVnl3fUA4vShB7wiA22yqa_B9sAuEkGdERvj96duQP3AgSnM7ryJWEC54nBhwwXxY2/s320/manmohan+singh+conference.jpg" width="320" /></a></div><br />
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Lo scorso gennaio (dal 5 al 10) ho potuto partecipare alla quindicesima <a href="http://sanskrit.nic.in/wsc.htm">World Sanskrit Conference a New Delhi</a>, nel bel contesto del Vigyan Bhawan, nelle gradevoli aree verdi della capitale indiana. Un evento grandioso, introdotto dal primo ministro stesso, Manmohan Singh (come si può vedere nella foto in alto), e con la partecipazione di circa 400 cultori di sanscrito o discipline affini. Spesso i discorsi introduttivi, e anche alcuni interventi, erano in sanscrito parlato, che apparentemente gli studiosi indiani possono seguire facilmente. Per noi sanscritisti occidentali (almeno nel mio caso), ci vorrebbe ancora un po' di pratica!</div><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Anche lì si è parlato di un certo pessimismo che circola a proposito della salute degli studi sanscriti, ma la larga affluenza è stata salutata come un segnale positivo. E' stato presentato un interessante volume intitolato "<em>Vi</em><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><em>śvav</em><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><em>ār</em><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: EN-US; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><em>ā</em>. Sanskrit for Human Survival", curato da Kalyan Kumar Chakravarty, con vari articoli sulla funzione attuale del sanscrito e su vari aspetti storici del suo uso, anche al di fuori dell'India, come nell'Asia sudorientale, centrale, fino al Giappone. </span></span></span></div><br />
Scrive Indra Nath Choudhuri all'inizio del suo articolo "Stato contemporaneo e rilevanza del Sanscrito":<br />
"Il Sanscrito (che significa 'colto o raffinato', 'cultured or refined' in inglese), la lingua classica dell'India, è la lingua più antica e più sistematica nel mondo. La vastità e versatilità, e il potere d'espressione di questa lingua possono essere apprezzati dal fatto che uno può trovare praticamente un immane corpus di conoscenza di ogni disciplina disponibile del mondo in questa lingua. Friedrich Max Muller, uno degli Indologi molto illustri dei suoi tempi, aveva chiamato il Sanscrito la 'lingua delle lingue', e notò che 'è stato detto giustamente che il Sanscrito è per la scienza della lingua ciò che la matematica è per l'astronomia.' [...] Qual è la ragione della lunga tradizione di continuità del Sanscrito? La sua chiarezza, precisione, e la sua ricerca della verità hanno tutte contribuito alla sua persistenza." Si aggiunge che oggi la precisione del Sanscrito con gli strumenti informatici "sveglierà la capacità negli esseri umani di utilizzare la loro innata facoltà mentale superiore con uno slancio (<em>momentum</em>) che trasformerebbe inevitabilmente il mondo. In effetti il solo apprendimento del Sanscrito da parte di un ampio numero di persone in sé rappresenta un salto quantico nella coscienza, per non menzionare la ricca dotazione <em>(endowment)</em> che provvederà nell'arena della comunicazione futura." <br />
Nello stesso ambito, un altro testo offerto al convegno era quello di Lokesh Chandra, "Sanskrit as the Transcreative Dimension of the Languages and Thought Systems of Europe and Asia", dove si apprende la sorprendente notizia che a Londra nel 1937 fu fondata una scuola (St. James Indipendent School for Boys) in cui lo studio della lingua inizia con il Sanscrito, introdotto a 5 anni di età, con la giustificazione che quest'antichissima lingua è rimasta sostanzialmente immutata per migliaia di anni e ha preservato un sistema grammaticale completo, il suo suono è puro e bello e la letteratura magnifica. I primi passi nel Sanscrito nella Junior School implicano il cantarlo, parlarlo, e apprendere l'alfabeto. Ciò è seguito dall'apprendimento sistematico della grammatica e dall'introduzione alla conversazione sanscrita. A otto anni si introduce il Greco come seconda lingua. Si conclude che questo apprendimento precoce e approfondito delle lingue classiche dà ai bambini una base eccellente per tutto il loro apprendimento futuro. (Qui si trova la <a href="http://www.stjamesschools.co.uk/juniorschools/school-life.php?page=Academic&subsection=Languages">pagina web</a> della scuola relativa al sanscrito).<br />
Lokesh Chandra aggiunge, dopo aver citato anche la Classical School di Boston: "L'opinione che il sanscrito è complesso, difficile, e non ha una funzionalità immediata è neutralizzata dal suo sottile e profondo potere subconscio nello strutturare un ordine sociale lontano dalle grottesche diseguaglianze degli strutturalisti progressisti che barattano i valori per l'economia di mercato, un eufemismo per l'avidità incontrollata. La Classical School di Boston evidenzia il bisogno di rinvigorire lo spirito essenziale del Sanscrito e invertire il nostro sguardo ultra-materialistico verso uno sviluppo ispirato ai valori..." <br />
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</div></div>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-58347367961066966772011-10-01T14:56:00.002+02:002011-10-02T15:36:46.178+02:00Il Simposio dei giovani indologi a Parigi e l'avvenire dell'indologia<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on"><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Ieri si è concluso, qui a Parigi, il terzo "International Indology Graduate Research Symposium" (vedi <a href="http://iigrs.byethost17.com/">http://iigrs.byethost17.com/</a>), iniziativa partita dall'Inghilterra, che ha coinvolto molti brillanti indologi italiani ormai sparsi per l'Europa, come gli studiosi di grammatica sanscrita Paolo Visigalli e Giovanni Ciotti, gli studiosi di filosofia Marco Ferrante, Daniele Cuneo e Elisa Ganser, e lo studioso di letteratura indo-persiana Svevo D'Onofrio. Oltre a loro, erano presenti studiosi britannici, francesi, tedeschi, cinesi, un'americana e l'implacabile Pandit indiano Gopabandhu Mishra, professore di sanscrito all'Università 'Paris 3', che ha messo alla prova con i suoi rapidissimi <em>śloka</em> (strofe sanscrite) quasi ogni oratore.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">L'impressione generale è quella che l'indologia sia una disciplina molto articolata, che comprende linguistica, logica, metafisica, storia, filologia, epigrafia, antropologia sociale e religiosa, per di più suddivisa tra le tradizioni brahmanica (con tutte le sue suddivisioni interne), buddhista, giainista, islamica... un ascoltatore esperto di una branca dell'indologia si troverà facilmente spaesato in un'altra. Si può arrivare alla conclusione, come mi ha detto l'amico tedesco Sven Wortmann che ha partecipato al convegno, che l'indologia non è una disciplina. In effetti, come può lo studio di una civiltà configurarsi come una disciplina unica? E' vero che quello che accomuna gli studi presentati in questo convegno è generalmente un riferimento filologico al testo, ma i testi stessi possono essere di generi talmente differenti da rendere l'idea di un'unica 'scienza' indologica piuttosto improponibile. In ambito di studi classici, non esiste un'Ellenologia o una Latinologia. Esiste Letteratura greca, che può comprendere qualsiasi testo, ma si concentra su quelli a intento più specificamente letterario, e poi Storia greca, Filosofia greca, Filologia greca, Epigrafia greca, Papirologia... Ovviamente, il maggiore interesse in Occidente per la cultura greca ha permesso lo svilupparsi di una tradizione accademica più articolata.</div><div style="text-align: justify;">D'altronde, è vero che non bisogna eccedere con le specializzazioni, e la civiltà indiana ha una sua identità complessiva che, per quanto variegata, si distingue per la sua specificità da quella di altre civiltà, con alcuni <em>leitmotiv </em>che risuonano simili nelle sue diverse tradizioni. In un convegno di 'indologi' però, si richiederebbe di non presupporre che gli ascoltatori conoscano il contesto del proprio oggetto di studio, e una introduzione per iniziare i profani, come suggerito alla fine del convegno, sarebbe auspicabile. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Un'altra questione che sorge è: qual è lo scopo dello studio filologico? E' semplicemente il progredire della conoscenza, fine a se stessa, dei testi di un'antica civiltà o qualcosa d'altro? In ambito accademico, sembra non porsi mai il problema. I professori insegnano, aprendo orizzonti affascinanti, ma senza generalmente spiegare perché uno dovrebbe impegnarsi nello studio della loro materia. Eppure la questione andrebbe affrontata, non solo per ragioni esistenziali (qual è il senso vitale di questo studio) o pratiche (l'inserimento in un percorso professionale), ma anche per giustificare l'esistenza di una disciplina accademica, che rischia di non essere più sostenuta dallo Stato per mancanza di rilevanza economica e sociale o perché appare remota, priva di relazione con la cultura occidentale e con l'attualità. Probabilmente ogni indologo saprebbe cosa rispondere a questa questione. Il nostro interesse per la civiltà indiana è dovuto a qualche risonanza interna e consonanza che ci ha portato ad approfondirla e a trovarvi qualcosa di prezioso. Forse abbiamo pudore a dichiararlo, perché l'accademia richiede semplicemente che uno faccia 'scienza'. Eppure bisognerebbe esplicitare quale interesse abbia l'India antica per il mondo di oggi, quale messaggio universale, e a cosa mirino i nostri studi, che altrimenti possono apparire come un coacervo di astrusi problemi filologici che servono solo a pubblicare articoli su riviste specializzate. Le scienze umane hanno le loro radici nell'Umanesimo e nell'Idealismo, filosofie oggi poco di moda. E l'Orientalistica, pur essendo un aspetto dell'imperialismo europeo, era partita come il sogno di un nuovo Umanesimo (la <em>Renaissance orientale</em>), ma rischia di perdersi in uno storicismo positivistico che interessa a ben pochi. Spetta a noi della nuova generazione di indologi unire l'imprescindibile rigore filologico a una prospettiva di ampio respiro... </div></div>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com7Francia, Parigi48.806863623676144 2.329101187499986743.907413623676142 -5.2816988125000135 53.706313623676145 9.9399011874999879tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-75650652605499966032011-07-31T19:10:00.000+02:002011-07-31T19:10:47.238+02:00Mille sentenze indiane - Enumerazioni 6<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on"><blockquote><div style="text-align: justify;">935. Chi genera, chi educa, chi insegna la scienza, chi dà il cibo, chi salva dal pericolo: questi cinque sono ricordati come padri.</div></blockquote><blockquote><div style="text-align: justify;">936. Un figlio della stessa madre; un compagno di studî; un amico; un infermiere; un compagno di viaggio che ami discorrere: questi cinque sono considerati come fratelli.</div></blockquote><blockquote><div style="text-align: justify;">941. La scienza, l'arte, l'attività, la dottrina, gli amici sono cinque tesori inesauribili, che i ladri non possono rapire. </div></blockquote><blockquote><div style="text-align: justify;">946. Il sogno di un ammalato, di un afflitto, di un ansioso, di un innamorato e di un ebro, non si realizza mai.</div></blockquote><blockquote><div style="text-align: justify;">955. Esagerata pulizia o mancanza di pulizia; soverchio biasimo, soverchia lode; eccesso di cortesia o scortesia <span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">–</span> sei indizi dello stolto.</div></blockquote><blockquote><div style="text-align: justify;"> 956. Il pigro, il tardo di mente, il felice, l'ammalato, il dormiglione e l'innamorato <span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">–</span> questi sei sono fuori della legge.</div></blockquote><blockquote> </blockquote><blockquote> </blockquote><blockquote> </blockquote><blockquote> </blockquote><blockquote> </blockquote></div>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-9987667593161429352011-03-11T23:18:00.004+01:002011-03-17T12:57:11.173+01:00Un nuovo libro sull'archeologia dalla Mesopotamia all'Indo<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZAZFoBtE9njRi_y30FJkdVfiVzQgvoDS6kmhZWZqQtB4GxtNuqV_55YVDNua_tyVsrsOQ-ME5DF4tFhSix07CEsOFxlxqPSaaHGTjjiuPKfBziUnnVII_H0a3-F71ao07TY5GxnR0N3J7/s1600/a+oriente+di+sumer.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" l6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZAZFoBtE9njRi_y30FJkdVfiVzQgvoDS6kmhZWZqQtB4GxtNuqV_55YVDNua_tyVsrsOQ-ME5DF4tFhSix07CEsOFxlxqPSaaHGTjjiuPKfBziUnnVII_H0a3-F71ao07TY5GxnR0N3J7/s1600/a+oriente+di+sumer.jpg" /></a></div>Recentemente è apparso un volumetto molto denso e stimolante sul quadro archeologico di un'area che va dalla Mesopotamia all'India: "A oriente di Sumer". L'autore è un archeologo italiano che ha partecipato a scavi in Iran, Pakistan, India, Nepal, Turkmenistan... collaboratore tra l'altro di un importante specialista di archeologia harappana, Kenoyer. Qui si trova il suo <a href="http://www.isiao.it/CV/Vidale%20CV%20italiano.pdf">curriculum</a>.<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">Il testo descrive moltissime civiltà, dai Sumeri agli Elamiti, dalle culture dell'Iran orientale a quelle di Battriana e Margiana, fino alla valle dell'Indo. Usa una singolare definizione di 'Asia meridionale', che invece di indicare il subcontinente indiano (come nell'uso inglese di 'South Asia') ingloba le regioni aride o semiaride di Mesopotamia, penisola araba, altopiano iranico, rilievi afghani e valle dell'Indo. Affronta molte interessanti questioni teoriche sulla natura degli stati protostorici, con osservazioni molto acute sulla civiltà harappana. A proposito dei sigilli di steatite nota (p.125) che, di forma, struttura e uso standardizzato, ricordano più i nostri documenti di identità che i cilindri mesopotamici. Questo concorda con quello che si dice nel Mahābhārata (III.654, ed. Bombay): "chi è senza sigillo non esce né entra nella città di Vṛṣṇyandhaka". E Vidale aggiunge a proposito dei simboli animali: "Si pensa che l'animale segnalasse subito anche a chi non sapeva leggere la principale identità sociale del portatore". A proposito dell'oggetto davanti all'unicorno, afferma che "resiste a ogni tentativo di comprensione". Invito a leggere un mio post precedente sull'argomento, che riporta la sua convincente identificazione (da parte di Mahadevan) con un filtro e bacino per il Soma. Ma tornando agli animali simbolici, colpisce l'osservazione che i sigilli indiani trovati in Iran, nel Golfo Persico e in Mesopotamia recano solo l'immagine del gaur (bisonte indiano), il che fa pensare "che gli animali identificassero precisi ruoli sociali". E suppone che, essendo il simbolo più comune sui sigilli,<br />
<blockquote>l'unicorno forse indicava una responsabilità e competenza comune nelle città del III millennio: quella degli amministratori di dettaglio dell'economia urbana. Già molti anni fa, del resto, Carl G. Lamberg-Karlovsky aveva ipotizzato che le figure animali sui sigilli comunicassero alla popolazione urbana delle precise coordinate occupazionali o sociali: <span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">«[...] La civiltà dell'Indo presenta un considerevole numero di elementi che suggeriscono la presenza dei gruppi di lignaggio endogami strutturati su linee occupazionali tanto importanti alla formazione delle caste»</span><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">(pp.125-7).</span> </blockquote></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">Tra questi elementi c'è certamente la divisione delle città in settori distinti, racchiusi da recinzioni murarie con specifici accessi (come osserva a p.118 per Harappa):<br />
<blockquote>La capacità di classificare, accorpare e segregare le comunità urbane come fece la civiltà dell'Indo dagli inizi del III millennio a.C. presuppone un forte consenso collettivo, garantito solo da una pervasiva ideologia comune del vivere sociale. [...] queste società si basavano su un sistema chiaramente espresso di segmentazione sociale [...] Non dobbiamo cercare nelle società del Bronzo dell'India una struttura castale formalizzata come quella dell'Induismo, quanto piuttosto considerare la possibilità che entrambe le forme (quella "corporata" dell'Indo e quella delle caste di età storica) derivino da un antenato comune di incommensurabile influenza storica. (pp.142-3)</blockquote>Si suppone quindi una radice della segmentazione sociale in India che continua tra la civiltà harappana e quella dell'India storica. E si intravede un'ideologia unificante analoga al Dharma del Brahmanesimo classico, che costituì la struttura portante della società indiana attraverso i secoli. La divisione in caste non deriva quindi da un'invasione di ariani razzisti, ma da una tradizione antichissima, che dimostra che non ci sono state nella civiltà dell'India innovazioni radicali portate da invasori, prima del dominio islamico e poi britannico. Gli stessi <a href="http://www.scribd.com/doc/11517386/jhg20082a">studi genetici</a> sulle caste attuali hanno mostrato l'origine autoctona di questo sistema, che porta a un potere politico 'eterarchico', cioè "condiviso tra diverse famiglie e comunità urbane, sulla base di precise regole istituzionali." (p.142)<br />
Questa suddivisione del potere costituiva naturalmente un limite al potere centrale, ed è questa caratteristica che rese la civiltà indiana meno monarchica di quella egizia, mesopotamica o cinese. Il re c'era ed aveva un ruolo fondamentale, ma il suo potere era limitato dall'aristrocrazia guerriera (gli Kṣatriya) e dai Brahmani. Ed era inserito nell'ambito del Dharma, in un sistema di rapporti sociali non modificabili arbitrariamente, ma tramandati sotto la custodia dei Brahmani, gelosi della loro autonomia e sostenitori della loro supremazia ideale nell'ordine sociale. Com'è noto, è un sistema molto simile a quello celtico, che si suddivideva in una classe intellettuale di druidi, bardi e 'vati', un'aristocrazia guerriera e il resto del popolo. E anche se nelle altre culture indoeuropee spesso mancava una forte élite sacerdotale, un'aristocrazia guerriera esisteva, dando origine a sistemi assembleari che si costituirono anche come repubbliche aristocratiche, per poi 'allargarsi' in alcune città greche in democrazie. <br />
C'è da chiedersi se Kṣatriya e Brahmani fossero già presenti nella civiltà dell'Indo. Se seguiamo la tradizione indiana racchiusa nei Veda, nell'Epica e nei Purāṇa, c'erano sicuramente, divisi in Gotra (lignaggi) e in tribù. Il <span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Ṛgveda, che può essere coetaneo con la tarda civiltà harappana, ci parla di Brahmani e Kṣatriya, e degli antichi <span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Ṛṣi e re.</span> </span><br />
<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: right; cssfloat: right; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilppgHsV3d3t0fWMeGkxKdu-SSDAhh5RLVqGlNdAInnbRwtgtfCaNuxXcVnuxClclpppAidsnq1YX6n8-shmHu19LQOLkfhFFHMpoRpK_Yprq6n-FVeqM7icfwxOH8TEb7-tXiGP_3vj71/s1600/Harappan+pottery.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" q6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilppgHsV3d3t0fWMeGkxKdu-SSDAhh5RLVqGlNdAInnbRwtgtfCaNuxXcVnuxClclpppAidsnq1YX6n8-shmHu19LQOLkfhFFHMpoRpK_Yprq6n-FVeqM7icfwxOH8TEb7-tXiGP_3vj71/s320/Harappan+pottery.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ceramica harappana</td></tr>
</tbody></table> <br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"> <br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUgESqM72bEliW1uE4VjGdloXKFRLpudCgjOTMQ4wJbFO6Rx4eIB2lRFPsU8spJnNNMR4CXe6AybQJWNgXF4lCuXkSKMVQd6xB2Ko1RDjlRIC-igvgXvpJMUkjfkWQpJ_yLdMdr0D3daU8/s1600/ceramic_pitcher+late+geometric.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="200" q6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUgESqM72bEliW1uE4VjGdloXKFRLpudCgjOTMQ4wJbFO6Rx4eIB2lRFPsU8spJnNNMR4CXe6AybQJWNgXF4lCuXkSKMVQd6xB2Ko1RDjlRIC-igvgXvpJMUkjfkWQpJ_yLdMdr0D3daU8/s200/ceramic_pitcher+late+geometric.jpg" width="133" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: center;">Ceramica greca geometrica</td></tr>
</tbody></table> <br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Possiamo pensare che questa cultura aristocratica </span><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">si diffuse</span> nel terzo e secondo millennio in Asia centrale e in Anatolia (e con i Maryanni in gran parte del Vicino Oriente), nella Grecia micenea, nell'Europa centrale celtica (Halstatt) e in Italia. Portando con sé le lingue indoeuropee, sistemi legali e anche una mentalità sistematica e razionale, che derivavano dalla cultura dell'Età del Bronzo indoiranica. Vidale osserva che nei siti dell'Indo emerge "un forte interesse per la geometria e la simmetria, esteso dagli impianti urbani, forse orientati seguendo allineamenti astronomici, alle forme degli ornamenti di lusso" (p.122). E' notevole che un analogo interesse per la geometria e la simmetria si ritrovi nelle città-palazzo di Battriana e Margiana (civiltà dell'Oxus) che appaiono tra il 2500 e il 1700 a.C., spesso rettangolari, orientate verso i punti cardinali e protette da fortificazioni con torri angolari, oppure strutture ad anelli concentrici. Tali forme sono paragonate alla geometria dei coevi sigilli a stampo battriani, che riportano croci (magari con svastica al centro) e cerchi concentrici (vedi pp.81-85). E un analogo interesse per la geometria urbanistica troviamo in Grecia (dove abbiamo cittadelle fortificate sin dall'epoca micenea), presso gli Etruschi (pare per influsso greco) e infine presso i Romani (per influsso etrusco, ma continuando la mentalità geometrica-razionalizzante indoeuropea che i Romani realizzarono in modo sistematico). Simile attenzione per la geometria, con motivi ricorrenti come gli scacchi e lo svastika, troviamo nella ceramica dell'Indo, iranica, frigia e greca del cosiddetto 'periodo geometrico'. Forse possiamo ammettere una genealogia per queste affinità tra popoli parlanti lingue indoeuropee, che affonda nell'Età del Bronzo tra valle dell'Indo, dell'Amu Darya e dell'Hilmand, per poi spostarsi sempre più a ovest nel corso dei secoli.</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">Vidale, di fronte alla teoria dell'invasione aria dell'India, si pone con scetticismo. Scrive a pp.111-2: </div></div><blockquote style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"> </div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"> <br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">Il nucleo di testi religiosi più antico, i <em>Veda </em>[...] erano stati datati dai filologi - su basi molto arbitrarie - intorno alla metà del II millennio. Religiosi e storici concordavano nel fissare a tale data gli eventi che traspaiono dagli inni del <em>Rgveda</em> e con essi un'ipotetica migrazione dall'entroterra afghano degli Arii, immaginaria e bellicosa popolazione di allevatori di lingua e cultura "indo-arie". Malgrado la tradizione non sia suffragata da alcuna prova archeologica, l'idea di questa primigenia invasione etnica sostiene ancora la fede religiosa sulla "purezza di sangue" di Brahmani e Kshatrya, i due ordini superiori delle caste indiane, che affermano, appunto, di discendere in linea diretta dagli Arii.</div></div></blockquote><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">Purtroppo Vidale segue qui l'interpretazione capziosa del racconto vedico nel senso dell'invasione aria dall'esterno, ignorando apparentemente che la fede religiosa tradizionale non ammette questa invasione, e che se attualmente Brahmani e Kshatriya sostengono di discendere dagli Arii invasori c'è di mezzo lo zampino dei Britannici, che, sin dall'Ottocento, hanno diffuso in India come un dato di fatto la teoria invasionista. D'altronde, a p.131 riporta che "per molti il <em>Rgveda</em> non narrerebbe invasioni, quanto metafore religiose sulla pioggia e la fertilità ben collocabili nell'ideologia di gruppi pastorali nomadici". Questa è un'idea allegorizzante un po' estrema, non è che nel <span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Ṛgveda non ci siano battaglie e spostamenti militari, ma avvengono <em>all'interno</em> delle pianure indiane.</span> Inoltre anche l'identificazione della cultura rigvedica come puramente nomadica è capziosa, visto che include l'agricoltura e la presenza di edifici stabili (si leggano in proposito Bhagwan Singh, R.S. Bisht e S.P. Gupta).</div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">Vidale continua dicendo che tra i nomadi centrasiatici di Andronovo, da identificare con gli indo-iranici per alcuni teorici, e i Medi loro supposti discendenti resta un abisso di mille anni, e che le ceramiche di Andronovo non sono mai state trovate lungo l'Indo. </div> <br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">Ancora una volta, dunque, l'archeologia smentisce la teoria dell'invasione centrasiatica, e anzi potrebbe aprire interessanti orizzonti di un movimento culturale dall'India verso ovest, fino all'Europa, le cui radici orientali sembrano rivelarsi sempre più chiaramente. </div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"> </div> <br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj05lPVUgs2ewSC1Mc2oa8wAvGkN6P1acAyY_COw7nv1ZSYWP43ri_UqvF2jO9P6kkuNWcwbl21awJtJte314MH5B_ifXnYm1aHNykkuP-ZjXwcL2nZPFQ2KupX3w2g7Iz6nZi2FJei0Pen/s1600/gonurdepe.gif" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="264" q6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj05lPVUgs2ewSC1Mc2oa8wAvGkN6P1acAyY_COw7nv1ZSYWP43ri_UqvF2jO9P6kkuNWcwbl21awJtJte314MH5B_ifXnYm1aHNykkuP-ZjXwcL2nZPFQ2KupX3w2g7Iz6nZi2FJei0Pen/s320/gonurdepe.gif" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gonur Tepe, Margiana</td></tr>
</tbody></table> <br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"> </div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"> </div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"> </div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div></div><div align="justify"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"></div></div></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><img height="96" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUgESqM72bEliW1uE4VjGdloXKFRLpudCgjOTMQ4wJbFO6Rx4eIB2lRFPsU8spJnNNMR4CXe6AybQJWNgXF4lCuXkSKMVQd6xB2Ko1RDjlRIC-igvgXvpJMUkjfkWQpJ_yLdMdr0D3daU8/s200/ceramic_pitcher+late+geometric.jpg" style="filter: alpha(opacity=30); left: 595px; mozopacity: 0.3; opacity: 0.3; position: absolute; top: 1627px; visibility: hidden;" width="64" /><img height="96" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUgESqM72bEliW1uE4VjGdloXKFRLpudCgjOTMQ4wJbFO6Rx4eIB2lRFPsU8spJnNNMR4CXe6AybQJWNgXF4lCuXkSKMVQd6xB2Ko1RDjlRIC-igvgXvpJMUkjfkWQpJ_yLdMdr0D3daU8/s200/ceramic_pitcher+late+geometric.jpg" style="filter: alpha(opacity=30); left: 598px; mozopacity: 0.3; opacity: 0.3; position: absolute; top: 1448px; visibility: hidden;" width="64" /> <br />
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><img height="72" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilppgHsV3d3t0fWMeGkxKdu-SSDAhh5RLVqGlNdAInnbRwtgtfCaNuxXcVnuxClclpppAidsnq1YX6n8-shmHu19LQOLkfhFFHMpoRpK_Yprq6n-FVeqM7icfwxOH8TEb7-tXiGP_3vj71/s200/Harappan+pottery.jpg" style="filter: alpha(opacity=30); left: 86px; mozopacity: 0.3; opacity: 0.3; position: absolute; top: 1804px; visibility: hidden;" width="96" /> <br />
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div></div>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-32967792505418839632011-01-09T22:11:00.000+01:002011-01-09T22:11:50.908+01:00Mille sentenze indiane - Enumerazioni 5<blockquote><div style="text-align: justify;">915. In ogni adunanza, opinione diversa; in ogni vaso, latte nuovo; ad ogni generazione, nuove costumanze; in ogni bocca, nuove parole.</div></blockquote><blockquote><div style="text-align: justify;">918. Il corpo è la legna per il fuoco dell'ira, il denaro è la legna per il fuoco dell'amore, la scienza è la legna per il fuoco della verità, il mondo è la legna per il fuoco della conoscenza (suprema).</div></blockquote><blockquote><div style="text-align: justify;">927. È sc<span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">ï</span>enza velen, male imparata: </div></blockquote><blockquote><div style="text-align: justify;">veleno il cibo, male digerito; </div></blockquote><blockquote><div style="text-align: justify;">al povero è velen lieta brigata; </div></blockquote><blockquote><div style="text-align: justify;">bella ragazza al vecchio rifinito.</div></blockquote><blockquote>933. Della stessa stoffa sono il brammano, la luna e il sandalo; della stessa stoffa la donna, il liuto e il cuculo; della stessa stoffa il cavallo, la spada e il guerriero; della stessa stoffa il legno, lo stolto e l'asino.</blockquote><br />
<blockquote> </blockquote>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-4159838584048087662010-12-27T23:15:00.004+01:002012-02-16T12:09:20.288+01:00L'ardore e la storia - 2<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on"><div style="border: currentColor;"><br />
</div><div style="border: currentColor;"><br />
</div><div style="border: currentColor;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdnCvVGlNm9rSvELnBRyoOAQCneG6D60qKaE1PVnwrds-SghSp-uYFmmWMTfe416k4TtEF9eDjjirZpg9NHc_hPgQ635o4tc4abt0eEC3v3qJTnf-DSIayEBpiyAFpJJkxCCbTZ-dBBweA/s1600/simbolo+ruota+harappana.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" n4="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdnCvVGlNm9rSvELnBRyoOAQCneG6D60qKaE1PVnwrds-SghSp-uYFmmWMTfe416k4TtEF9eDjjirZpg9NHc_hPgQ635o4tc4abt0eEC3v3qJTnf-DSIayEBpiyAFpJJkxCCbTZ-dBBweA/s200/simbolo+ruota+harappana.jpg" width="128" /></a> </div><div style="border: currentColor; text-align: justify;">Ora che ho finalmente tra le mani il pregevole libro di Calasso, posso fare una rettifica: non è che il nostro autore sia ignaro delle teorie alternative, piuttosto le liquida sommariamente, seguendo probabilmente Witzel, citato varie volte, anche se non a questo proposito. Scrive infatti Calasso (p.26): </div><div style="border: currentColor; text-align: justify;"><div style="border: currentColor;">"Da alcuni anni è in corso un'affannosa ricerca di ossa di cavallo da disseppellire nel Panjab. Brandite come armi improprie, dovrebbero servire a sgominare e disperdere gli aborriti Indoeuropei venuti da fuori, di là dal Khyber Pass, dimostrando che la loro novità - il cavallo - apparteneva già a quei luoghi. [...] Quanto ai guerrieri montati su carri con cavalli, non ve n'è traccia nei sigilli della civiltà dell'Indo."</div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLIRVTD_BuUjuAiuFB2p7T0A4B8LUTYPwa_8V78eIiqOuVr1FqsI4XoNPrPmYId5Spy9cLPO0SlxDDhWTqQlCS915fcWuPVS6n2lkl7FZzXSOOXywwkUfLYaMrPiMkTKfQhH2VUpkZF0QV/s1600/Industoy_spokedwheels-1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="171" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLIRVTD_BuUjuAiuFB2p7T0A4B8LUTYPwa_8V78eIiqOuVr1FqsI4XoNPrPmYId5Spy9cLPO0SlxDDhWTqQlCS915fcWuPVS6n2lkl7FZzXSOOXywwkUfLYaMrPiMkTKfQhH2VUpkZF0QV/s200/Industoy_spokedwheels-1.jpg" width="200" /></a><br />
<div style="border: currentColor;">Per guerrieri montati su cavalli (senza carri), bisogna aspettare i reperti di Pirak, nel Belucistan, successivi al 1800 a.C. (vedi <a href="http://www.guimet.fr/La-mission-archeologique-de-l,636">qui</a> per un'immagine). Come nota giustamente Calasso, l'uso vedico del cavallo, come in Medio Oriente e in Egitto nel II millennio a.C., è associato al carro, di cui il Nostro dice altrove parlando degli Ārya (pp.19-20): "Si muovevano periodicamente su carri con ruote provviste di raggi. Quelle ruote furono la grande novità che apportarono: prima di loro, nei regni di Harappa e Mohenjo-daro si conoscevano solo le ruote compatte, solide, lente." </div><br />
Questo è un tipico mito della scuola invasionista: come si può vedere dalle due immagini sopra, a sinistra troviamo su una tavoletta convessa di Harappa il simbolo della ruota con raggi (vedi l'immagine con commento a questa <a href="http://www.harappa.com/indus/90.html">pagina</a>), che qui appare isolato, ma è usato comunemente nella 'scrittura vallinda'. A destra vediamo invece ruote giocattolo dai siti di età harappana Banawali e Rakhigarhi (nello stato indiano dello Haryana) con evidente indicazione di raggi, dipinti e in rilievo. </div><br />
<div class="separator" style="border: currentColor; clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhy1y1VYdA0PaM4yhFMzwdw7DEZkxcckx8qHeliWxrKxaynSuPWDrwCKpwgv4jNNWoswu1pTK5UBr9R16AfUr6hLLZNg_7s0aJRKBcYWam9O2f-T_GiNRc4TieeNyqsDOsnNbz9mQEu7yd2/s1600/horse-lothal.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="133" n4="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhy1y1VYdA0PaM4yhFMzwdw7DEZkxcckx8qHeliWxrKxaynSuPWDrwCKpwgv4jNNWoswu1pTK5UBr9R16AfUr6hLLZNg_7s0aJRKBcYWam9O2f-T_GiNRc4TieeNyqsDOsnNbz9mQEu7yd2/s200/horse-lothal.jpg" width="200" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNp_bk_GXHnt9hm6sIr1bx06HiTlkDSSfNMYdZ_PTV78gQ20u4M5zVFZx2SZ5m_tlpXIVi8vJJiNnhalaHKDvavGJh96TmZTXlMgYyJaRv_NjjlJt7HscJPzG3DrBOMDfrynRZoZGpGA4o/s1600/cavallo+mohenjo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="138" n4="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNp_bk_GXHnt9hm6sIr1bx06HiTlkDSSfNMYdZ_PTV78gQ20u4M5zVFZx2SZ5m_tlpXIVi8vJJiNnhalaHKDvavGJh96TmZTXlMgYyJaRv_NjjlJt7HscJPzG3DrBOMDfrynRZoZGpGA4o/s200/cavallo+mohenjo.jpg" width="200" /></a></div><div style="border: currentColor; text-align: justify;">Secondo mito: l'assenza del cavallo nei siti 'harappani'. Qui a sinistra (dall'<a href="http://www.archaeologyonline.net/artifacts/horse-debate.html">articolo</a> di Michel Danino <em>The Horse and the Aryan Debate</em>) abbiamo una statuetta di terracotta da Mohenjo daro: anche se non particolarmente dettagliata (cosa normale per questo genere di manufatti), la lunghezza del collo, la figura slanciata, l'attaccatura della coda, la fanno identificare con un cavallo, come già fece Mackay nel 1943. Un altra figurina di terracotta con corpo e coda tipicamente equini è quella a destra, proveniente dal sito harappano maturo di Lothal nel Gujarat. Altri esempi si possono trovare nello stesso articolo (una piccola testa di cavallo tra pedine da gioco!) e nell'<a href="http://sathyavaadi.tripod.com/truthisgod/Archives/harappa.html">articolo</a> di Rajaram <em>Vedic-Harappan Gallery</em>. Benché si tratti di poche raffigurazioni, questa sembra essere la norma in India prima del III sec. a.C., come osserva Danino nel già citato articolo: " “the first deliberate and conscious attempt of shaping a horse in durable material like stone was witnessed in the art of the Mauryas in India,” writes historian T.K. Biswas. Another historian, Jayanti Rath, commenting on the animals depicted on early Indian coins, remarks: “The animal world of the punch-marked coins consists of elephant, bull, lion, dog, cat, deer, camel, rhinoceros, rabbit, frog, fish, turtle, ghariyal (fish eater crocodile), scorpion and snake. Among the birds, peacock is very popular. The lion and horse symbols appear to have acquired greater popularity in 3rd century B.C.” " <br />
Potremmo anche aggiungere che negli inni rigvedici l'animale che più ricorre e risalta come simbolo non è il cavallo, ma il toro (insieme alla vacca): Agni, Indra e altri dèi sono chiamati spesso 'tori' (<em><span style="font-family: Times, "Times New Roman", serif;">vṛṣa</span></em>), e questo concorda con la preponderante iconografia bovina dei sigilli harappani. Inoltre, quando i poeti-sacerdoti celebrano i benefattori, menzionano spesso doni di centinaia di vacche ma di pochi cavalli: ṚV VII.18.22-23 parla di 200 vacche e 4 destrieri offerti come ricompensa dal sovrano vittorioso Sudās... E il famoso sacrificio del cavallo (<em>aśvamedha</em>) era fatto solo dal sovrano che voleva celebrare il suo dominio universale... <br />
D'altro lato, se è vero che il cavallo diventa più frequente nel periodo tardo harappano (successivo al 1900 a.C.), si tratta proprio del periodo in cui situo la maggior parte della redazione del Ṛgveda. <br />
<br />
Ma a parte le raffigurazioni, abbiamo la testimonianza concreta di ossa di cavallo, che secondo Calasso sono cercate affannosamente dai negatori dell'invasione... veramente, sono piuttosto gli invasionisti che sembrano affannarsi a negare l'esistenza di tali ossa, come risulta dal racconto di Danino a proposito di Hallur in Karnataka, dove sono state trovate ossa di cavallo datate tra il 1500 e il 1300 a.C., un po' troppo presto per un sito dell'India meridionale: <br />
<br />
"the excavation (in the late 1960s) brought out horse remains that were dated between 1500 and 1300 BCE, in other words, about the time Aryans are pictured to have galloped down the Khyber pass, some 2,000 [km.] north of Hallur. Even at a fierce Aryan pace, the animal could hardly have reached Karnataka by that time. When K.R. Alur, an archaeozoologist as well as a veterinarian, published his report on the animal remains from the site, he received anxious queries, even protests: there had to be some error regarding those horse bones. A fresh excavation was eventually undertaken some twenty years later — which brought to light more horse bones, and more consternation." <br />
<br />
Ma, come scrisse l'archeologo S.P. Gupta nel suo The Indus-Saraswati Civilization, pp.159-163, Bhola Nath, "the most leading archaeo-zoologist of India" già nel 1968 identificò alcune delle ossa da Lothal (sito harappano del Gujarat) come di cavallo domesticato: <em>Equus caballus</em> Linn. Lo stesso riconobbe ossa di cavallo ad Harappa (livello maturo) e a Ropar nel Panjab. Nel 1974 A.K. Sharma identificò le ossa di Surkotada nel Kacch come di cavallo, e l'esperto di reperti equini ungherese Sándor Bökönyi confermò nel 1991 tale identificazione. Danino riporta anche il caso di Mahagara, vicino ad Allahabad, quindi in un'area molto più orientale, dove test al carbonio 14 sulle ossa di cavallo lì rinvenute hanno offerto datazioni tra il 2265 a.C. e il 1480 a.C. E il caso della valle del Chambal in Madhya Pradesh, dove M. K. Dhavalikar oltre alle ossa trovò una figurina di giumenta: "The most interesting is the discovery of bones of horse from the Kayatha levels and a terracotta figurine of a mare. It is the domesticate species (Equus caballus), which takes back the antiquity of the steed in India to the latter half of the third millennium BC." <br />
<br />
Insomma, è assodato che nel III millennio a.C., in piena età harappana matura, il cavallo domestico era già ben presente, probabilmente importato, piuttosto che portato da invasori, dei quali gli archeologi (persino occidentali) non danno più conferma. Eppure, Calasso cita i "pochi elementi indubitabili" presentati da Frits Staal (illustre studioso di filosofia, linguistica e ritualismo vedico, ma non proprio uno storico o un archeologo) (pp.29-30): "Più di tremila anni fa, piccoli gruppi di popoli semi-nomadi attraversarono le regioni montuose che separano l'Asia centrale dall'Iran e dal subcontinente indiano. [...] L'interazione fra questi avventurieri centroasiatici e i precedenti abitanti del subcontinente indiano diede origine alla civiltà vedica [...]" In tutto ciò, di 'indubitabile' non c'è niente. Un po' più avanti Calasso avanza tuttavia qualche dubbio sulla recente tendenza degli studiosi che "Per paura di essere accusati di presentarli come bianchi Ariani predatori [...] hanno attenuato e smussato, per quanto potevano, l'immagine degli uomini vedici. Ora non sono più conquistatori che irrompono dalle montagne e mettono a ferro e fuoco il regno degli autoctoni, soggiogandoli crudelmente. Ora sono un gruppo di emigranti che, alla spicciolata, filtrano in terre nuove senza quasi incontrare resistenza, perché la precedente civiltà dell'Indo si è già estinta, per cause non accertabili. Correzione doverosa, corrispondente ai magri dati archeologici, ma talvolta sospettabile di un eccesso di zelo."<br />
Bisogna dire che questa correzione non corrisponde ai 'magri' dati archeologici. Ma Calasso segue le sue fonti accademiche occidentali, per discostarsene però proprio quando mettono in dubbio l'invasione. Cosa da un certo punto di vista ragionevole, dato che è abbastanza inverosimile che un popolo possa prendere il sopravvento senza colpoferire: il fatto è che in questo modo torna al buon vecchio invasionismo ottocentesco.<br />
<br />
Con tutto ciò non voglio certo demolire l'opera di Calasso, che mi si prospetta come straordinariamente preziosa in quanto sguardo fresco e inedito sulla civiltà vedica, con punti di vista non accademici che possono rivelare significati profondi. Voglio solo invitare chi, come lui, parla dell'India vedica anche da un punto di vista storico di approfondire il problema e non fermarsi alla versione di professori occidentali solo perché insegnano in università prestigiose. Invito a studiare il punto di vista degli archeologi e studiosi indiani, che magari hanno più voce in capitolo riguardo alla loro storia di quanta ne abbiano tedeschi, francesi o americani. E mi stupisco un po' che chi mostra di amare tanto i Veda come Calasso trascuri la loro versione dei fatti, che non contempla invasioni dall'Asia centrale, e che chi ha pubblicato i classici del Tradizionalismo preferisca adottare l'ottica sull'India dei moderni europei rispetto a quella tramandata per millenni nella terra di Bharata... <br />
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</div></div>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-25955964544224066302010-12-20T11:26:00.001+01:002010-12-26T12:33:39.108+01:00Mille sentenze indiane - Enumerazioni 4<blockquote>891. Il turbamento rivela l'amore; l'aspetto del corpo rivela il cibo; l'educazione rivela la famiglia; il parlare rivela il paese.</blockquote><blockquote>892. Il denaro si fa beffe dell'avido, alieno dalle doverose elargizioni; la terra si fa beffe di chi va dicendo: « la terra è mia »; la vecchiaia si fa beffe di chi accarezza i figliuoli; la morte si fa beffe del re che teme il campo di battaglia.</blockquote><blockquote></blockquote><blockquote>894. La donna va in rovina per la bellezza, il brammano nel servire il re, le vacche se il pascolo è troppo lontano, l'oro per la cupidigia.</blockquote><blockquote></blockquote><blockquote></blockquote><blockquote>895. Il cigno risplende tra il fogliame del loteto; il leone, nelle caverne montane; il cavallo di razza, sul campo di battaglia; il dotto, fra gli uomini intelligenti. </blockquote><blockquote></blockquote><blockquote></blockquote>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-36017095115917512532010-12-08T22:20:00.004+01:002010-12-27T21:32:38.253+01:00L'ardore e la storia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdcZ6UVwfknV9IBXPD9pSoNdHwYUYyNksLd4YNyeA7DQOACdJHVSuNb6pVsD7xphO1dZHfE2YLEb9C3ZdnbGpEAi8kz0U6BnB7nd0SvIMiA4ZgMPQXisHvG6efQpYRWF_f7fED8oPRFfqH/s1600/l%2527ardore.bmp" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" n4="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdcZ6UVwfknV9IBXPD9pSoNdHwYUYyNksLd4YNyeA7DQOACdJHVSuNb6pVsD7xphO1dZHfE2YLEb9C3ZdnbGpEAi8kz0U6BnB7nd0SvIMiA4ZgMPQXisHvG6efQpYRWF_f7fED8oPRFfqH/s1600/l%2527ardore.bmp" /></a></div>Domenica scorsa è apparso in televisione, a <a href="http://www.youtube.com/watch?v=03ffNko53O0&feature=related">'Che tempo che fa'</a>, Roberto Calasso per parlare del suo ultimo libro: "L'ardore". Stimolante e meritevole impresa di comprensione della civiltà indiana dei Veda. Per ora ho letto solo interviste, presentazioni e brevi brani, e non posso discutere dei contenuti e delle interpretazioni, ma quello che già è emerso con chiarezza è la presentazione del contesto storico dei Veda del tutto in linea con gli stereotipi accademici. Non si può dare la colpa a Calasso di aver seguito le fonti classiche dell'indologia, ma il fatto che uno studio di 15 anni (tanti ha richiesto la preparazione di quest'opera) non abbia fatto emergere le teorie alternative che da più di 15 anni sono state avanzate a proposito degli Arii vedici e del loro rapporto con la civiltà harappana, è significativo e abbastanza triste. Calasso ha dato una presentazione del 'paradosso di Frawley' (lo studioso americano che sostiene una forma dell'identità vedico-harappana): una civiltà materiale (quella harappana) senza parola e una parola (i Veda) senza tracce materiali. Però lo accetta senza riconoscerne l'intrinseca improbabilità, come un affascinante enigma. E' vero che la civiltà vedica ha lasciato poche tracce visibili, i sacrifici vedici non facevano uso di templi e (a parte qualche eccezione) di immagini, ma di capanni e fuochi sacri. D'altro lato, pensare che la civiltà harappana, che occupava un milione di kmq. e comprende centinaia di siti, alcuni molto vasti, e faceva uso di una complessa scrittura, sia scomparsa senza lasciare memoria di sé, è cosa decisamente insostenibile. E così, un'opera che svolgerà un'importante funzione divulgativa sui Veda continuerà a inculcare il solito mito della discesa degli Arii da luoghi misteriosi nel 1500 a.C., portando il cavallo e la ruota con raggi (che invece esistevano anche nella civiltà harappana: sono stati trovati denti di cavallo in vari siti, e la ruota raggiata appare sia come simbolo della scrittura dei sigilli sia nelle linee dipinte su apparenti ruote piene dei carretti di terracotta). E milioni di telespettatori hanno imparato questa versione della storia dell'India e degli Arii come un dato di fatto... non mi presterò anch'io a chiedere un contraddittorio, del resto la trasmissione di Fazio non è un documentario di storia, però sarebbe venuto il momento di poter diffondere versioni più fondate del contesto in cui è cresciuta la civiltà vedica, radice della civiltà dell'India e ramo possente del grande albero indoeuropeo...Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-54187792199607275262010-10-31T11:22:00.000+01:002010-10-31T11:22:21.302+01:00Mille sentenze indiane - Enumerazioni 3<blockquote>870. Entrare senza esser chiamato, ciarlare senza essere interrogato, dir bene di sé stesso e male degli altri: quattro indizi di leggerezza.</blockquote><blockquote>875. Non c'è nessuno che non sia stato ingannato dal buon contegno di nuovi servitori, dalle parole di un ospite, dalle lacrime di una lusingatrice e dal profluvio di parole dei furbi.</blockquote><blockquote>879. L'ospite, il bambino, il re e la moglie non vogliono sapere se una cosa c'è o non c'è; ma non fanno che dire "dammi, dammi!".</blockquote><blockquote>889. L'uomo volgare non si sazia di ammassare denaro; il sapiente non si sazia di belle massime; l'oceano non si sazia di accogliere acque; l'occhio non si sazia di mirare cose gradite.</blockquote>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-28635337343764802682010-10-17T22:29:00.001+02:002010-10-22T00:07:43.136+02:00La cerimonia d'apertura dei giochi del Commonwealth Delhi 2010 - Yoga, religioni e India moderna<object height="344" style="background-image: url(http://i1.ytimg.com/vi/pxB0dXMBByg/hqdefault.jpg);" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/pxB0dXMBByg?fs=1&hl=it_IT"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/pxB0dXMBByg?fs=1&hl=it_IT" width="425" height="344" allowscriptaccess="never" allowfullscreen="true" wmode="transparent" type="application/x-shockwave-flash"></embed></object><br />
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<div style="text-align: justify;">Nel seguito della cerimonia, si dà un saggio di varie posizioni yoga (<em>asana</em>) con uno sfondo di mantra, tra cui l'antichissimo e ancora popolarissimo Gāyatrī Mantra. Impressionante l'immagine dell'uomo di luce con i diversi <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Chakra">Chakra</a> ('ruote' o centri psichici del 'corpo sottile') associati nella tradizione tantrica a corolle di determinati colori e numeri di petali, e a 'sillabe-seme' che troviamo qui scritte in Devanāgarī: Laṃ su rosso per il <span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Mūlādhāra (perineo), Vaṃ su arancione per lo Svādhi<span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">ṣṭhāna (base della colonna vertebrale), Raṃ su giallo per il <span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Maṇipūra (ombelico), Yaṃ su verde per l'Anāhata (cuore), Haṃ su blu per il <span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Viśuddha</span> (gola), Oṃ su indaco per l'<span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Ājñā (spazio tra le sopracciglia), Oṃ su viola per il Sahasrāra (cima del capo).</span></span></span></span><br />
<span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">Dopo questa celebrazione della tradizione yoga, abbiamo una sequenza sulle grandi religioni che si trovano in India, con foto degli edifici sacri e canti caratteristici: prima l'Induismo, poi il Buddhismo, quindi l'Islam, poi il Cristianesimo, il Sikhismo e, apparentemente, i culti animisti con alcune danze tribali. Appare quindi il treno delle Indian Railways, con una miscela intesa a rappresentare l'India contemporanea: un ballerino bollywoodiano e un sādhu, bracciali e teiere, biciclette e sagome di attori, il nuovo simbolo della rupia e la stella a sei punte associata a Durgā, la dea dell'energia cosmica (<em>śakti</em>). </span></span></span></span></div>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-53596366117972918552010-10-11T23:21:00.003+02:002010-10-12T11:55:40.181+02:00La Cerimonia d'apertura dei giochi del Commonwealth Delhi 2010: una suggestiva sintesi della civiltà dell'India<object height="344" style="background-image: url(http://i1.ytimg.com/vi/PwlXuhdT_Xk/hqdefault.jpg);" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/PwlXuhdT_Xk?fs=1&hl=it_IT"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/PwlXuhdT_Xk?fs=1&hl=it_IT" width="425" height="344" allowscriptaccess="never" allowfullscreen="true" wmode="transparent" type="application/x-shockwave-flash"></embed></object><br />
<div style="text-align: justify;">In questo video tratto dalla grandiosa cerimonia d'apertura dei giochi del Commonwealth a New Delhi, vediamo alcuni stili tradizionali di danza in associazione con le stagioni: l'Odissi dello stato orientale dell'Orissa (primavera), il <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Bharatanatyam">Bharatanatyam</a>, danza classica per eccellenza, tipica del Tamil Nadu nel sud dell'India (estate), il <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kathak">Kathak</a> dell'India settentrionale (stagione dei monsoni), la danza Manipuri dello stato nordorientale di Manipur e il Mohiniattam del sudoccidentale Kerala (autunno), infine lo stile <a href="http://srutikuchipudi.com/stile.html">Kuchipudi</a> dell'Andhra Pradesh (inverno). All'accompagnamento musicale si aggiungono alcuni canti che ripetono spesso i nomi delle note della musica classica indiana: Sa Ri Ga Ma Pa Dha Ni, oppure fanno uso della caratteristica 'lingua dei tamburi', riproducendo le sequenze ritmiche con sillabe convenzionali.</div><div style="text-align: justify;">Dopo le danze, inizia la rappresentazione dello Yoga.</div>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-18616354780380870462010-10-02T13:09:00.000+02:002010-10-02T13:09:36.113+02:00Mille sentenze indiane - Enumerazioni 2<blockquote>858. La diletta, onusta di onestà; un'edera, onusta di fiori; un discorso, onusto di senso - hanno un'ineffabile bellezza.</blockquote><blockquote>859. Meglio è tacere che parlare; dir la verità, viene in secondo luogo; in terzo, dire ciò che è giusto; in quarto, dire cose gradite.</blockquote><blockquote>861. Quattro cose muovono altrui al riso: uno stolto che fa poesie, un fioco che canta, un povero con arie da vagheggino, un vecchio sensuale.</blockquote><blockquote>862. Quattro doti non si acquistano con lo studio, ma sono innate in certi individui: la musica, la poesia, l'eroismo, la generosità.</blockquote><blockquote>865. Generosità congiunta con affabilità; dottrina senza alterigia; coraggio accompagnato da mitezza; ricchezza unita a liberalità; ecco quattro belle cose difficili a trovarsi.</blockquote>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-64715032145236327342010-09-27T00:44:00.003+02:002010-10-02T12:58:49.747+02:00Costruttori di ponti, costruttori di steccati<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihl8o40ncOxr4wQne40DnXDa8UVTJgWQu6WvBHV68kytsu2Xwu4veCdL37JxFTIjAwHnOobU_mvYOoaP2jBHCH4ObtdXVyvMp2FYLBRf5zHLQ-E2hGDAj05JvK9ZkRekAKf5Q2uvcssZ-0/s1600/Panikkar.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" px="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihl8o40ncOxr4wQne40DnXDa8UVTJgWQu6WvBHV68kytsu2Xwu4veCdL37JxFTIjAwHnOobU_mvYOoaP2jBHCH4ObtdXVyvMp2FYLBRf5zHLQ-E2hGDAj05JvK9ZkRekAKf5Q2uvcssZ-0/s1600/Panikkar.jpg" /></a>Un mese fa ci ha lasciati Raimon Panikkar, celebre filosofo e teologo, prolifico scrittore e promotore del dialogo interreligioso. Un uomo che già in partenza, già nell'aspetto fisico, univa India e Europa, essendo figlio di padre indiano induista e madre catalana cattolica. Questa duplice identità la viveva in modo paradossale, dichiarando: “Non mi considero mezzo spagnolo e mezzo indiano, mezzo cattolico e mezzo hindú, ma totalmente occidentale e totalmente orientale.” Visse in Spagna, in Italia, in India e negli Stati Uniti, venendo così in contatto personale con questi diversi mondi culturali e religiosi. </div><div style="text-align: justify;">Per una sua biografia, si può guardare la <a href="http://www.raimon-panikkar.org/italiano/biografia.html">pagina</a> del sito a lui dedicato, oppure, più estesamente, i <a href="http://krishna.deltoso.net/2010/addio-raimon/">post</a> di Krishna Del Toso. Quello che colpisce, in Panikkar, è il suo unire diverse identità religiose, pur essendo sacerdote cattolico dal 1946: “Sono partito cristiano, mi sono scoperto hindù e ritorno buddhista, senza cessare per questo di essere cristiano.” Questa compresenza e non-esclusività lo rendevano un simbolo del dialogo tra culture e religioni, un ponte vivente, oltre che un costruttore di ponti. Agli antipodi dell'esclusivismo religioso che caratterizza gran parte della Chiesa cattolica (nonostante gli encomiabili sforzi per il dialogo), la quale oggi aborrisce il sincretismo, pur avendo in sé elementi di tante culture e tradizioni religiose: tradizione biblica ebraica e filosofia greca, diritto e sacerdozio romano (il <em>pontifex</em>), riti misterici orientali (uso della mitria, Natale il 25 dicembre) e pagani (feste popolari, culti cristianizzati)... tra i santi della Chiesa era incluso anche il 'Bodhisattva', il futuro Buddha, col nome di 'Josaphat' (<a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Barlaam_and_Josaphat">vedi</a>).</div><div style="text-align: justify;">Ma tra i costruttori di steccati non ci sono solo i cattolici conservatori, o i missionari protestanti che sono ancora più drastici nel loro portare il Cristianesimo in altre culture. Ci sono anche intellettuali illuministi e marxisti, che in nome del razionalismo materialista vedono l'Oriente come una minaccia, e cercano di difendere la cultura occidentale da pericolose contaminazioni. Nella prefazione di Edoardo Sanguineti a<em> La grande festa </em>di Vittorio Lanternari (illustre antropologo di inspirazione marxiana), si cita un'intervista del '78, in cui Lanternari si dichiarava preoccupato per la diffusione di uno scrittore come Hermann Hesse (anatema!) tra i giovani della nuova sinistra, che pretendevano di "trapiantare modelli della cultura orientale nella cultura occidentale." Ora, non voglio identificare Lanternari, che come antropologo era un promotore della conoscenza delle altre culture, solo come un costruttore di steccati, ma evidentemente il suo approccio era quello di un rifiuto dell'intromissione della cultura orientale in quella occidentale. Del resto, l'antropologia è nata con l'imperialismo eurocentrico, e ha cercato di conoscere le altre culture come dall'alto, secondo l'ottica della superiore ragione occidentale che studia l'irrazionalità 'primitiva' (come nel dualismo di Lévy-Bruhl). Qualcosa di analogo è accaduto nell'orientalismo nel senso di E.Said, dove l'Oriente è diventato il simbolo dell'irrazionalità, in quanto opposto al razionale Occidente. </div><div style="text-align: justify;">E così, sia cattolici che razionalisti si trovano alleati in quella che potremmo chiamare <em>orientofobia</em>, la paura di un mondo diverso, in un certo senso oscuro e demoniaco... Proprio in coloro che vogliono essere più civili e più razionali, riemerge il classico dualismo arcaico tra l'Ordine (rappresentato dalla propria civiltà) e il Caos (rappresentato dall'Altro). Curiosamente, molti orientali (e gli Indiani in particolare) si rivelano molto meno inclini a questo dualismo rispetto agli occidentali. Nella sua apertura Panikkar si è rivelato molto indiano: gli intellettuali indiani, se non sono fondamentalisti o esasperatamente nazionalisti, tendono a pensare generosamente in termini universali e pluralisti, guardando l'umanità come un'unità piena di differenze individuali, ma non divisa in culture inconciliabili. L'India è abituata alla pluralità di filosofie e religioni al suo interno, e ha spesso avuto la tendenza a superare le divisioni in un'unità comprensiva, senza eliminare la pluralità. I maestri spirituali indiani, o tibetani, tendono a sottolineare l'uguaglianza di tutti gli esseri umani nelle esigenze fondamentali, mente gli occidentali continuano a parlare di conflitto di civiltà, di differenze incolmabili tra Oriente e Occidente... L'occidentale tende ad analizzare in categorie astratte, e a combattere o ad assimilare l'Altro. L'indiano (e chi, come il buddhista tibetano, deriva dall'India la visione del mondo) punta il dito su ciò che ci accomuna, più profondo di ciò che ci divide, e propone la sua filosofia come un metodo universale, non come un modo per 'indianizzare' o 'orientalizzare' l'Occidente. L'indiano guarda agli universali filosofici e psicologici, più che alle superficiali differenze culturali. Naturalmente anche l'India ha i suoi nazionalisti (in modo forse sempre più marcato), ma è dagli Inglesi che ha imparato il nazionalismo. Ancora Keyserling, agli inizi del Novecento, sosteneva che gli Indiani erano superiori al nazionalismo. E il più autentico pensiero indiano è universale, come ha dimostrato anche nella diffusione del Buddhismo in mezza Asia e persino del cosiddetto Induismo (nel Sudest asiatico e più recentemente in Occidente).</div><div style="text-align: justify;">L'Occidente, soprattutto l'Europa, soffre di sindrome dell'assedio, vittima di un'immigrazione imponente (che per certi versi è un riflusso del colonialismo). D'altro lato, le culture non occidentali hanno un loro appeal sugli occidentali, soprattutto a livello di cultura 'popolare'. Per parlare dell'Asia, abbiamo la diffusione dello yoga e delle arti marziali, dell'Ayurveda e della medicina cinese o tibetana, della meditazione e delle 'filosofie orientali' fino all'autentica adesione religiosa a varie forme dell'Induismo e del Buddhismo. Fenomeni in espansione e ormai apparentemente stabili, che dovrebbero far pensare che il conservatorismo dei costruttori di steccati è condannato alla sconfitta, in un mondo di relazioni sempre più strette, e in un Occidente sempre meno sicuro della propria identità. Infatti, l'identità cattolica o cristiana e quella razionalista-positivista, difese dai conservatori, entrano in crisi, diventano permeabili, spesso vengono abbandonate. Rigurgiti identitari fanno bandiera dei simboli cristiani o etnici (padani...), ma sono operazioni di facciata, che tradiscono una certa artificiosità, sostenuta più dal sospetto per il diverso che da una identità solida, come mostrano anche le opposte iniziative di distruzione dei simboli altrui (rogo del Corano, rifiuto dei minareti o delle moschee). L'Occidente si deve rassegnare al pluralismo che ha spesso avuto la tendenza a rifiutare in nome di una verità assoluta che diventava anche Potere: prima quella dell'Impero romano, poi quella del Papato con la Santa Inquisizione, poi quella dell'imperialismo europeo, o della Scienza illuminista, del Socialismo reale, o anche del Mercato capitalista. Uniformare dall'alto e combattere o assimilare tutto ciò che si oppone. Ma la nuova tendenza non è più quella imperialista (falliti gli ultimi tentativi dell'America di Bush), è quella dello steccato, dell'autodifesa, dell'arroccamento nella propria rassicurante uniformità già data. </div><div style="text-align: justify;">Di fronte a queste scelte fallimentari e ottuse, è bene coltivare un'intelligente apertura, <em>persino senza affermare immaginarie appartenenze identitarie</em>, la cui utilità sembra stare solo nell'autocompiacimento e nel volersi distinguere dagli altri. Riconoscere che ognuno di noi è un individuo unico e al contempo un essere umano (o un essere vivente) come gli altri, e che il conflitto tra civiltà esiste fino a che crediamo in civiltà nettamente distinte e inconciliabili. Possiamo spaziare nelle varie culture, trovando ciò che ci appare più benefico e convincente, senza preclusioni. Persino un antico occidentale come Terenzio (d'altronde d'origine africana) era arrivato a scrivere: <em>homo sum: humani nihil a me alienum puto</em> "Sono un uomo: niente di umano io ritengo a me estraneo"... </div>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-19039346158443441042010-09-08T11:31:00.000+02:002010-09-08T11:31:55.024+02:00Mille sentenze indiane - Enumerazioni<blockquote>829. Questi due uomini non sono mai felici nel mondo: chi, senza denari, s'innamora; chi, senza potenza, s'adira.</blockquote><blockquote>834. Chi vuole un'amicizia lunga, queste tre cose non faccia: stare a tu per tu, comunanza d'interessi, chiacchierare con la moglie dell'amico.</blockquote><blockquote>840. La scienza di chi è troppo modesto; il denaro dell'avaro; la forza del braccio del pauroso - sono tre cose inutili nel mondo.</blockquote><blockquote>843. Una notizia che eccita la curiosità; una scienza immacolata; il profumo straordinario del muschio: queste tre cose si diffondono di per sé sulla terra, irresistibilmente, come una goccia d'olio sull'acqua.</blockquote>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-68659159129201666212010-08-18T17:38:00.004+02:002010-08-23T15:23:14.130+02:00La rinascita di Nalanda<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbtf4YVu9Z06AWGQIuFTUnAH6zLizpfBzmwcPnZ6iWNoXJtMh9yH3n2YIduenJEg3fAhyphenhyphen4gkvJSo5___95OQZEJHumNTdfrVGr2i6k1Ynqct_JVTNrsXnKLy_HQ9e6zbOuHlFsygZT-xOg/s1600/250px-Nalanda_University_India_ruins.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" bx="true" height="150" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbtf4YVu9Z06AWGQIuFTUnAH6zLizpfBzmwcPnZ6iWNoXJtMh9yH3n2YIduenJEg3fAhyphenhyphen4gkvJSo5___95OQZEJHumNTdfrVGr2i6k1Ynqct_JVTNrsXnKLy_HQ9e6zbOuHlFsygZT-xOg/s200/250px-Nalanda_University_India_ruins.jpg" width="200" /></a></div><br />
<div style="text-align: justify;">Nalanda è uno dei luoghi simbolo della storia dell'India, e dell'Asia intera. Fu forse il centro più internazionale dell'India antica, attivo almeno dal V al XII secolo. Produsse filosofia raffinatissima, capace di parlare ancora all'uomo contemporaneo, e che per certi aspetti è molto più attuale di tanta filosofia occidentale dopo la crisi della metafisica. <br />
Vi si sviluppò infatti la scuola buddhista Madhyamika o della Via di Mezzo, che sostiene la relatività di tutti i concetti convenzionali, e la vacuità di un'esistenza intrinseca, indipendente e oggettiva dei fenomeni (nozione che ha interessato anche la fisica contemporanea). Un'altra scuola che vi fu coltivata fu quella Cittamatra, che sosteneva che tutta la realtà è della natura della mente o coscienza, proponendo la prima forma di idealismo della storia, più di mille anni prima di Berkeley, Fichte o Hegel. A questa scuola apparteneva il pellegrino cinese Xuan Zang, che studiò a Nalanda nel VII secolo e ci ha lasciato bellissime descrizioni di questa istituzione nel colmo della sua fioritura.<br />
Una di queste fa pensare a una pittura cinese: "Le torri riccamente ornate, e le torrette simili a fate, come cime di colline, sono raccolte insieme. Gli osservatori sembrano persi tra i vapori dell'alba e le stanze superiori sovrastano le nuvole. Dalle finestre si vedono i venti e le nuvole che producono nuove forme e, sopra l'altissima grondaia, l'unione del sole e della luna. Gli stagni, profondi e trasparenti, sono ricoperti di fiori di loto blu e di fiori Kanaka dal colore rosso intenso, mentre gli ubertosi boschetti di manghi diffondono ovunque la loro ombra salutifera. Tutte le corti all'intorno, dove affacciano le stanze dei monaci, sono di quattro piani. I piani sono sottolineati da dragoni aggettanti e cornicioni colorati. Ovunque i pilastri perlacei o rossi, scolpiti e ornati, si alternano alle balaustre riccamente adorne e ai tetti rivestiti con tegole che riflettono la luce in mille sfumature. I Sangharama dell'India sono miriadi, ma questo è il più importante per bellezza e altezza."<br />
Per entrare a Nalanda, bisognava sostenere dei dibattiti di fronte ai 'guardiani delle porte', monaci particolarmente eruditi, e pare che su 10 candidati passassero solo 2 o 3. Xuan Zang così descrive lo svolgersi di corsi e dibattiti: "La giornata intera non è sufficiente a porre quesiti profondi e a rispondervi. Sono occupati nelle discussioni dalla mattina alla sera; gli anziani e i giovani si aiutano l'un l'altro... uomini di cultura, che desiderano acquisire velocemente fama nelle discussioni, vengono in questo luogo da città lontane per risolvere i propri dubbi e permettere al flusso della loro saggezza di dispiegarsi pienamente."<br />
I monaci studiavano le varie scuole del Buddhismo, i testi sacri buddhisti, i Veda, le Upaniṣad, i Purāṇa, la filosofia Vedānta e Saṃkhya, la logica, la grammatica sanscrita, la legge, la medicina, la matematica, l'astronomia, l'astrologia, la magia, le belle arti, il tiro con l'arco, la danza e la musica (informazioni e citazioni tratte da M.L. Di Mattia, <em>Una grande università</em>, nell'enciclopedia <em>Il Buddha, i Luoghi</em>); e dalla biografia di S.H. Wriggings, <em>Xuanzang. Un pellegrino buddhista sulla Via della Seta</em>).<br />
L'università, con la sua biblioteca, subì dei devastanti attacchi con l'arrivo dei conquistatori turco-afghani, in particolare Muhammad Khalji bin Bakhtyar nel 1193, ma la sua fine arrivò secoli dopo, visto che nel 1400 risulta ancora funzionante (<a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Nalanda#Decline_and_end">http://en.wikipedia.org/wiki/Nalanda#Decline_and_end</a>, confronta anche le interessanti considerazioni critiche, che cercano di ridimensionare iul ruolo distruttivo dell'Islam, di Elverskog, <em><a href="http://books.google.it/books?id=N7_4Gr9Q438C&pg=PA2&dq=Nalanda+destruction&hl=it&ei=DPNrTOXBOoj34AbTqtCIAw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=10&ved=0CFwQ6AEwCQ#v=onepage&q=Nalanda%20destruction&f=false">Buddhism and Islam on the Silk Road</a></em>). Pare anche che la distruzione della biblioteca fu provocata in un'occasione da seguaci del brahmanesimo in seguito a un sacrificio del fuoco (vedi Dwivedi, <em><a href="http://books.google.it/books?id=idERT6Tg4MMC&q=nalanda#v=snippet&q=nalanda%20destruction&f=false">Evolution of Education Thought</a></em>, pp.157-8). Possiamo immaginare l'indifferenza o l'ostilità di questi guerrieri mussulmani verso un'istituzione di una religione profondamente estranea al loro modo di pensare (ammesso che ne sapessero qualcosa), che rappresentava un pericoloso centro di riferimento culturale (e di tesaurizzazione) della realtà socio-politica precedente all'arrivo del governo islamico. Si racconta che Muhammad Khalji prima di bruciare l'immensa biblioteca di Nalanda, chiese se vi fosse contenuto anche il Corano, e apprendendo che non c'era passò tranquillo all'opera di distruzione. E' un aneddoto che ricorda quello che raccontò Bar-Hebraeus della distruzione della biblioteca di Alessandria a opera degli arabi, secondo cui il generale ʿAmr ibn al-ʿĀṣ chiese al califfo Omar se dovesse distruggere la biblioteca, ricevendone la risposta che se quei libri contenevano cose già contenute nel Corano erano superflui, se contenevano cose diverse, meritavano di essere distrutti ( vedi <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Library_of_Alexandria">http://en.wikipedia.org/wiki/Library_of_Alexandria</a>, cfr. le critiche e controcritiche di questo aneddoto in <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Biblioteca_di_Alessandria#Distruzione_della_biblioteca">http://it.wikipedia.org/wiki/Biblioteca_di_Alessandria#Distruzione_della_biblioteca</a>). E' significativo come la religione del Libro possa condurre a distruggere biblioteche (è accaduto anche nel caso del cristianesimo con il Serapeo di Alessandria) da un angolo all'altro del mondo (una discussione di questi episodi in relazione a eventi ben più recenti si può trovare in un <a href="http://desicritics.org/2007/01/19/105729.php">post</a> dello scrittore indiano Muhammad Hussain).<br />
Questo non significa che ciò sia un corollario necessario dell'Islam, e che ogni mussulmano avrebbe condiviso tale opera di distruzione: come è noto, gli arabi studiarono i libri dei filosofi greci, e Al Biruni, intorno al 1000, aveva studiato approfonditamente la scienza e la filosofia dell'India, accennando anche alla sua componente buddhista. Celebre è anche l'<em>hadith </em>secondo cui il profeta Muhammad aveva detto che merita cercare la conoscenza persino in Cina...<br />
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</div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1w5yHXa7gKpSoPj9WhjYf6ufrgL38GhTNWfWmmMI3XYZjBpF5zXCCB_xr9wODdAQ3qBVgKXBPyD4wE6hblGiUmkr2U-bg1Mq1-zfDyLAkxHTubWAmczvrhwi7oXf0pKK06alinvgCNiiO/s1600/Nalanda+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" bx="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1w5yHXa7gKpSoPj9WhjYf6ufrgL38GhTNWfWmmMI3XYZjBpF5zXCCB_xr9wODdAQ3qBVgKXBPyD4wE6hblGiUmkr2U-bg1Mq1-zfDyLAkxHTubWAmczvrhwi7oXf0pKK06alinvgCNiiO/s320/Nalanda+2.jpg" /></a></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
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Recentemente su <em>Repubblica.it </em>Bultrini ha scritto del progetto di costruire una nuova università presso le rovine di Nalanda (vedi foto), come simbolica rinascita dell'istituzione antica (<a href="http://www.repubblica.it/esteri/2010/08/05/news/universita_budda-6080165/?ref=HREC2-11http://">www.repubblica.it/esteri/2010/08/05/news/universita_budda-6080165/?ref=HREC2-11http://</a>). <br />
L'idea è interessante, perché vuole costituire un istituto accademico alternativo a quelli occidentali, finanziato da Singapore, Cina, India e Giappone, ma anche probabilmente da Australia e Nuova Zelanda, che evidentemente si sentono vicini alla causa asiatica (vedi articolo del <em><a href="http://timesofindia.indiatimes.com/articleshow/3029197.cms">Times of India</a></em>). <br />
Un particolare suggestivo è che tale progetto pare che sia stato ideato anche dal precedente presidente dell'India, il mussulmano Abdul Kalam, particolarmente sensibile al tema dell'istruzione(<a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Nalanda_International_University">http://en.wikipedia.org/wiki/Nalanda_International_University</a>). Le materie di studio dovrebbero essere studi buddhisti, filosofia e religioni comparate; studi storici; relazioni internazionali e (scienze per la) pace; business management e sviluppo; lingue e letteratura; ecologia e studi ambientali. C'è quindi un nesso col passato tradizionale di Nalanda e un'apertura verso studi d'avanguardia molto attuali. Un singolare ibrido, che in qualche modo continua la varietà di discipline dell'antica Nalanda, anche se la sua finalità e struttura si rivelerebbe molto diversa, decisamente 'secolare' (non per nulla coinvolge anche Amartya Sen, che già voleva estromettere il Dalai Lama dal progetto), traendo dall'antica istituzione forse solo una vaga ispirazione e una patina di nobiltà, ma offrendo anche un'interessante prospettiva per lo sviluppo di una nuova cultura indiana e asiatica. Se sarà solo una copia del modello occidentale, ce lo mostrerà la sua realizzazione.</div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-26159485001161649892010-07-26T19:03:00.000+02:002010-07-26T19:03:11.310+02:00Mille sentenze indiane - Viaggi<blockquote>793. L'uomo che non viaggia per vedere tutta la terra, piena di tante meraviglie, è come un ranocchio nella sua pozzanghera.</blockquote><blockquote>794. A chi non viaggia per i paesi, a chi non frequenta i dotti, l'intelletto si restringe come una goccia di burro sull'acqua. Ma a chi viaggia per i paesi, a chi frequenta i dotti, l'intelletto si allarga, come una goccia d'olio sull'acqua. </blockquote>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-53676191596449613872010-06-13T16:19:00.000+02:002010-06-13T16:19:17.992+02:00Una prova genetica di una migrazione dall'India all'Europa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpTfdigimRt5Zy5Ko__NKBncoCONFOvZSAlLAqDhauAQTnkBSKbcAmRc3fe6nfKgrdYnfjzVth2BRNAqd3AvV7KLS6Fq3lD3VGU2VC2xnugCFZO3lBoSiTVF8Al7hR9l-8KuFeHrFKvP4V/s1600/R1a1a+Underhill.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="222" qu="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpTfdigimRt5Zy5Ko__NKBncoCONFOvZSAlLAqDhauAQTnkBSKbcAmRc3fe6nfKgrdYnfjzVth2BRNAqd3AvV7KLS6Fq3lD3VGU2VC2xnugCFZO3lBoSiTVF8Al7hR9l-8KuFeHrFKvP4V/s400/R1a1a+Underhill.jpg" width="400" /></a></div><br />
E' stato pubblicato online l'importante articolo del genetista americano P.A. Underhill (et alia) sul gruppo genetico R1a (<a href="http://www.scribd.com/doc/23322591/Underhill-Et-Al-2009-Separating-the-Post-Glacial-Coancestry-of-European-and-Asian-Y-Chromosomes-Within-Hap-Lo-Group-R1a">http://www.scribd.com/doc/23322591/Underhill-Et-Al-2009-Separating-the-Post-Glacial-Coancestry-of-European-and-Asian-Y-Chromosomes-Within-Hap-Lo-Group-R1a</a>). <br />
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La mappa in verde qui sopra mostra la frequenza dell'aplogruppo R1a1a-M17, quella in rosso l'età calcolata in diverse regioni dell'Eurasia. Appare chiaramente che l'area più antica comprende il Sind e il Gujarat, con un'espansione verso ovest che trova nuove apparenti aree di irradiazione nel Caucaso e in Polonia. Si dice nell'articolo: “Analysis of associated STR diversity profiles revealed that among the R1a1a*(xM458) chromosomes the highest diversity is observed among populations of the Indus Valley yielding coalescent times above 14 KYA (thousands of years ago), whereas the R1a1a* diversity declines toward Europe where its maximum diversity and coalescent times of 11.2 KYA are observed in Poland, Slovakia and Crete.” <br />
Quindi, nella valle dell'Indo l'aplogruppo R1a1a risulta più antico del 12000 a.C., mentre in Polonia, Slovacchia e Creta risalirebbe al 9200 a.C. circa.<br />
Ancora: “Also noteworthy is the drop in R1a1a* diversity away from the Indus Valley toward central Asia (Kyrgyzstan 5.6 KYA) and the Altai region (8.1 KYA) that marks the eastern boundary of significant R1a1a* spread”. <br />
Quindi, nel Kirghizistan, che pure ha un'alta percentuale di individui portatori di R1a1a, l'antichità di questo aplogruppo appare risalire solo al 3600 a.C., nell'Altai al 6100 a.C. <br />
Quindi, sulla base di questi calcoli arriviamo alla conclusione che una popolazione sudasiatica si diffuse prima verso l'Europa, e più tardi verso l'Asia centrale. Non c'è dunque una migrazione antica dall'Europa verso l'Asia meridionale, o dall'Asia centrale verso quella meridionale, ma l'opposto. <br />
Se vogliamo collegare l'aplogruppo R1a1a con gli Indoeuropei, idea che rimane attraente, visto che sembra essere il solo aplogruppo che unisce con frequenze significative Indoarii, Iranici, Anatolici, Greci, Slavi e Germanici (meno i parlanti lingue romanze o celtiche), dovremmo ammettere che l'origine degli Indoeuropei è nell'Asia meridionale, e non in Europa orientale. Qui, troviamo una mutazione dell'aplogruppo, chiamata da Underhill R1a1a7:<br />
“In Europe a large proportion of the R1a1a variation is represented by its presently identified subclade R1a1a7-M458 that is virtually absent in Asia. Its major frequency and relatively low diversity in Europe can be explained thus by a founder effect that according to our coalescent time estimation falls into the early Holocene period, 7.9±2.6 KYA. The highest regional date of 10.7±4.1 KYA among Polish R1a1a7 carriers falls into the period of recolonization of this region by Mesolithic (Swiderian and subsequent cultures) settlers. […] It should be noted, though, that the inevitably large error margins of our coalescent time estimates do not allow us to exclude its association with the establishment of the mainstream Neolithic cultures, including the Linearbandkeramik (LBK), that flourished ca. 7.5-6.5 KYA BP in the Middle Danube (Hungary) and was spread further along the Rhine, Elbe, Oder, Vistula river valleys and beyond the Carpathian Basin.” <br />
Quindi, sembra che l'R1a1a7 sia sorto in Polonia tra il 12800 e il 4600 a.C., in una cultura che può essere quella mesolitica o quella neolitica della ceramica lineare che si diffuse tra Ungheria, Balcani, Germania e Polonia (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Cultura_della_ceramica_lineare">http://it.wikipedia.org/wiki/Cultura_della_ceramica_lineare</a>). In tal modo, il popolo portatore dell'R1a1a nell'Europa orientale può essere associato alla rivoluzione neolitica in quest'area.<br />
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L'antichità di questa subclade e la sua assenza in Asia mostrano che non c'è stata migrazione dall'Europa all'Asia centrale in tempi recenti: “Although the R1a1a* frequency and diversity is highest among Indo-Aryan and Dravidian speakers, the subhaplogroup R1a1a7-M458 frequency peaks among Slavic and Finno-Ugric peoples. Although this distinction by geography is not directly informative about the internal divisions of these separate language families, it might bear some significance for assessing dispersal models that have been proposed to explain the spread of Indo-Aryan languages in South Asia as it would exclude any significant patrilineal gene flow from East Europe to Asia, at least since the mid-Holocene period.”<br />
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Poiché il periodo del medio Olocene è intorno al 4000 a.C., ciò significa che dopo quell'epoca, che è il limite minimo per l'origine della subclade R1a1a7, non possiamo supporre una migrazione dall'Europa all'Asia centrale e meridionale, e questo confuta tutte le teorie che suppongono che il popolo Kurgan della regione del Mar Nero andò verso l'Afghanistan durante la civiltà di Battriana e Margiana (BMAC, del III-II mill. a.C.) e poi in India (II mill. a.C.). <br />
D'altro lato, la migrazione del popolo dell'R1a1a dall'Asia meridionale all'Europa appare molto più antica di quanto si è ipotizzato normalmente per la diffusione delle lingue indoeuropee, prima dell'età del Bronzo, durante il periodo mesolitico o neolitico. Quindi, se colleghiamo l'R1a1a con i parlanti indoeuropeo, dobbiamo antedatare questa diffusione, e vedere gran parte dell'Europa neolitica come già indoeuropea, rovesciando la teoria di Gimbutas sull'Europa antica, pre-Kurgan, come un mondo agricolo pacifico non indoeuropeo. D'altronde, anche un sostenitore dell'ipotesi Kurgan come Villar ha riconosciuto nella toponimia iberica uno strato indoeuropeo risalente all'epoca neolitica. Quanto all'<em>Alteuropäisch</em> del Krahe, ovvero quella terminologia che si trova solo nelle lingue indoeuropee d'Europa centrale e occidentale, ma non in greco o in sanscrito, potrebbe essere legata al popolo dell'R1a1a7, che, significativamente, è assente anche in Grecia. Tale data antica dell'arrivo dei portatori dell'R1a1a e delle lingue indoeuropee contraddirebbe comunque la teoria della continuità paleolitica di Alinei e Costa, perché attribuirebbe le culture paleolitiche a popolazioni preindoeuropee. <br />
D'altronde, non tutto l'R1a1a in Europa è R1a1a7, quindi forse non possiamo escludere successive migrazioni di popoli dall'Asia all'Europa, portando le lingue indoeuropee (tra cui il greco, molto più vicino al sanscrito o all'iranico di altre lingue europee): abbiamo esempi di migrazioni in Europa di popoli iranici come Sciti, Sarmati e Alani, e dei Rom e Sinti indiani, anche in tempi storici.Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-21059066301329225502010-06-13T12:41:00.000+02:002010-06-13T12:41:00.744+02:00Mille sentenze indiane - Dolore e Gioia.<blockquote>765. Chi si affligge per un morto o per una cosa perduta o per una cosa passata, aggiunge dolore a dolore e soffre doppio danno.</blockquote><blockquote>766. Chi dà un dolore ad altri, soffre poi un dolore più grande; perciò chi teme il dolore, non deve dar dolore ad alcuno.</blockquote><blockquote>771. Quanti legami cari al cuore l'uomo via via stringe, altrettante spine di dolore gli si ficcano via via nell'anima.</blockquote><blockquote>773. I giorni terminano col tramonto e coll'aurora termina la notte; la gioia finisce sempre in dolore, e il dolore in gioia.</blockquote><blockquote>776. Qua suoni di liuto, là pianti e lamenti; qua concioni di dotti, là risse di ubriachi; qua una graziosa donna, là un corpo cadente per vecchiezza; non so se questo mondo sia fatto di ambrosia o di veleno.</blockquote><blockquote>779. Forse che nel mondo la gioia e il dolore sono due cose proprio diverse? Per mancanza di discernimento si stabilisce una netta separazione fra gioia e dolore. Ma v'è uno stato di mente, vittorioso, degli uomini di alto sentire, per il quale il dolore non è dolore e la gioia non è gioia. </blockquote>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-24960499008455403722010-05-23T22:42:00.000+02:002010-05-23T22:42:20.354+02:00Mille sentenze indiane - Pregi e Difetti<blockquote>756. Dei pregi degli uomini di fa conto, non della sola nascita; per un vaso di cristallo incrinato non si dà nemmeno un quattrino.</blockquote><blockquote>757. Più di un pregio, risalta in noi un difetto: si suole badare più alle macchie della luna che alla sua chiarità.</blockquote><blockquote>758. In un uomo ricco di cento pregi, il maligno scorge l'unico difetto; in un laghetto (ricco) di loti il cinghiale va a cercare solo il fango. </blockquote><blockquote>762. Un uomo senza pregi non intende chi ne ha; chi è dotato di pregi, è invidioso di altri che pure ne possiede; raro è l'uomo retto che, ricco di pregi, gode dei pregi altrui.</blockquote>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-88541730101097571382010-05-16T21:34:00.000+02:002010-05-16T21:34:30.100+02:00Mille sentenze indiane - Dominio dei sensi<blockquote>741. Col tenere a freno lo spirito, si tengono a freno anche tutti i sensi; quando il sole è ricoperto dalle nubi, sono ricoperti anche i suoi raggi.</blockquote><blockquote>742. Non tanto male può fare un affilato pugnale o un serpente calpestato, o un nemico pieno di rancore, quanto l'animo indisciplinato.</blockquote><blockquote>743. L'anima è la divinità, il santuario, la meditazione e la preghiera; senza l'anima, ogni cosa è vana; perciò si tenga a freno l'anima.</blockquote><blockquote>747. Chi è dominato dalle passioni non prende sonno nemmeno fra lenzuoli di lino; chi è privo di passioni, dorme placido anche in mezzo alle spine.</blockquote><blockquote>751. Risplende il lago, quando non c'è fango;</blockquote><blockquote>un'assemblea, se non vi seggon tristi; </blockquote><blockquote>la poesia, per suoni dolce e piana;</blockquote><blockquote>l'animo, se dai sensi si allontana.</blockquote>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5953182655084250425.post-69753871939032948762010-05-03T12:52:00.000+02:002010-05-03T12:52:49.562+02:00Mille sentenze indiane - La Parola.<blockquote>733. Pari a zanna d'elefante, la parola dei magnanimi, una volta pronunziata, non torna indietro; va e viene quella dei vili, come il collo della tartaruga.</blockquote><blockquote>735. Alla fine di un <em>yuga </em>vacilla il Meru, alla fine di un <em>kalpa</em> si scuotono i sette oceani; ma non vacillano mai i virtuosi dalla promessa fatta.</blockquote><blockquote>737. Durissimi sono i cuori degli onesti, io credo; ché non son per nulla trafitti dalle acute frecce delle parole dei malvagi.</blockquote><blockquote>738. La ferita di una freccia si cicatrizza; un bosco abbattuto dalla scure, ricresce; terribile è un'aspra parola; la ferita che essa fa, non si rimargina.</blockquote><blockquote>739. Avendo creato la punta della lingua dei malvagi, mortifera agli uomini, perché il signore Iddio creò inutilmente il fuoco e il veleno e il coltello?</blockquote>Giacomo Benedettihttp://www.blogger.com/profile/18418729274995219594noreply@blogger.com0