561. I pigri non diventano ricchi, e nemmeno i vigliacchi e i superbi, né quelli che si spaventano delle chiacchiere delle genti, né quelli che stanno sempre ad aspettare.564. La ricchezza dev'esser donata e goduta, non sempre accumulata; guarda come alle api si porta via il tesoro raccolto.
566. La voce del povero, sia pur bella di timbro e buona di significato, non fa figura accanto a quella del ricco: come liuto sopraffatto dal rullo del tamburo.
567. Dentro qualsiasi ricco abitano cinquecento vampiri; quanti ne stiano dentro un re, nessuno ha mai calcolato.
Spazio di divulgazione di conoscenze, idee e insegnamento di sanscrito e civiltà indiana, con allargamenti all'ambito indoeuropeo e al confronto con altre civiltà
martedì 20 ottobre 2009
Mille sentenze indiane - I Ricchi
mercoledì 7 ottobre 2009
Il sanscrito e le lingue dell'Italia antica: il caso dell'etrusco
Per chi pensasse che il sanscrito ha dei rapporti molto remoti con le lingue dell'Italia, nel quadro della vasta famiglia indoeuropea, potrà essere sorpreso nello scoprire che vi sono degli studi tendenti a rintracciare una presenza molto più diretta dell'antico indoario, nell'etrusco (principalmente con le opere di Bernardini Marzolla e di Caltagirone, la cui copertina appare qui a sinistra, ma anche quella di L. Magini "L'etrusco, lingua dall'Oriente indoeuropeo", del 2007) e nel siculo (con "La lingua dei Siculi" di Caltagirone, vedi anche qui).
A proposito dell'etrusco, ho tra le mani il libro "La parola agli Etruschi" di Piero Bernardini Marzolla, edizioni ETS, del 2005.
L'autore è un filologo classico, ex normalista (compagno di Ambrosini e Citati), nato a Perugia nel 1929, già autore nel 1984 di "L'etrusco - una lingua ritrovata" (ed. Mondadori). Lui stesso asserisce, nella premessa al testo del 2005, che la ricerca delle corrispondenze tra etrusco e sanscrito era partita dalla misteriosa parola itanim di una lamina d'oro di Pyrgi, che il Marzolla accostò al scr. idānīm "ora". Trovò poi hara su una pallottola di piombo per la fionda, corrispondente al scr. hara- "distruttore". Su una coppa, mleci kania è accostato a scr. mlecchī kanyā "barbara fanciulla". Alle parole ziva-s e lup-u, lup-u-ce, frequenti negli epitaffi, fanno riscontro scr. jīv- "vivere" e lup- "scomparire (morire)". Il libro prosegue con la spiegazione delle mutazioni fonetiche in etrusco, con l'elencazione dei suffissi, dei prefissi e dei composti di origine indoaria, con le ipotesi sulle origini degli Etruschi. Ipotesi che si concentrano sull'Anatolia, non solo per la tradizione riportata da Erodoto che voleva i Tirreni emigrati dalla Lidia in seguito a una carestia, ma anche per le iscrizioni simili all'etrusco dell'isola di Lemno, per l'elemento tarχ-, apparentemente anatolico, in vari nomi etruschi, per affinità figurative tra i rilievi volterrani e quelli di Xanthos in Licia e di Lemno. A tutto ciò possiamo aggiungere i risultati delle ricerche genetiche (vedi qui un articolo di sintesi), che ci mostrano le affinità degli abitanti di zone che possono aver mantenuto ascendenze etrusche quali Murlo, Volterra e del Casentino con gli attuali abitanti dell'Anatolia. E' notevole che anche gli abitanti dell'isola di Lemno si siano rivelati affini.
Quello che suggerisce il Marzolla è che la presenza dell'antico indoario nella lingua etrusca è dovuta alla presenza indoaria nel regno di Mitanni e nel Vicino Oriente del II millennio a.C., soprattutto nell'onomastica, e suggerisce che la lingua di questi indoarii sia sopravvissuta anche dopo il XIV sec. a.C., epoca del trattato di Mitanni che menziona le divinità vediche Indra, Mitra-Varuṇa e Nāsatya. Egli nota anche che dopo il 1200 a.C., con l'arrivo dei Popoli del Mare, si è avuto uno sconvolgimento del Vicino Oriente e del Mediterraneo, che ha provocato un periodo oscuro nella storia dell'Asia Minore e della Grecia. Marzolla si affida dunque alla testimonianza erodotea (Storie I.94), e suppone una migrazione dall'Anatolia analoga a quella greca degli abitanti di Focea. Un punto importante è che secondo lui "resta aperta la questione se l'etrusco sia una lingua non indoeuropea contaminata da una lingua di stampo indiano o, al contrario, una lingua di stampo indiano "sommersa" da una non indoeuropea."
Quello che potremmo ipotizzare è che nel popolo protoetrusco ci fosse una certa componente culturale indoaria dovuta ai regnanti di Mitanni e ai 'Marjanni', i guerrieri su carro con nomi indoarii che si erano diffusi nel Vicino Oriente, portatori di una scienza dell'allevamento del cavallo espressa nel trattato di Kikkuli di Mitanni. Tale componente culturale potrebbe essere legata a un semplice influsso, ma forse più plausibilmente alla presenza all'interno del popolo protoetrusco di un'élite guerriera (e forse anche sacerdotale) che portò con sé nomi propri e termini indoarii. A questo ci spingerebbero anche alcuni nomi come il gentilizio Arianaś citato dal Magini, presente nel territorio fiesolano, o lo stesso nome che gli Etruschi si davano, Rasna, riportato alla radice del sanscrito rājā. Il Magini riporta (op.cit., pp. 73-4) l'affermazione di Dionisio di Alicarnasso secondo cui gli Etruschi prendevano il nome dal loro capo Rasenna. Ora, questo nome ci riporta al sanscrito rājana- 'appartenente a una famiglia regale' o a rājanya- 'regale, uomo della casta regale o militare', e anche nome di una particolare famiglia di guerrieri (vedi il dizionario di Monier-Williams).
Torniamo quindi al lessico individuato dal Bernardini Marzolla. Nel corso del libro propone varie traduzioni di iscrizioni con l'aiuto dell'indoario, e alla fine riassume il tutto in un vocabolario etimologico etrusco. Abbiamo ais che significa 'dio' da scr. īś, īśa 'signore', aiśa 'regale, divino'; aus'a 'ardore', da scr. oṣa 'combustione, ardore'; capi, kapi, qapi, χapi 'qualcuno' da scr. ko'pi (da kas api); cumere 'fanciullo, principe' da scr. kumāra; eniaca 'altro' da scr. anyaka; rz 're' da scr. rājā; uasu 'ricchezza' da scr. vasu; uaz 'trofeo' da scr. vāja; Velaθri 'Volterra' da scr. velā 'confine; costa' e adri 'roccia, montagna' ('Monte di confine' o 'Monte costiero') e molti altri.
Vediamo termini religiosi e aristocratici ma anche del tutto comuni: se le interpretazioni con relative etimologie sono corrette, indicherebbe una presenza molto pervasiva dell'indoario, non maggioritaria ma tale da presupporre più di un vago influsso. Insomma, un elemento importante di quella irradiazione della civiltà dell'India verificatasi nell'antichità e nel modo più intenso forse nel II millennio a.C. dopo la profonda crisi che investì il subcontinente indiano. Un'irradiazione che ha raggiunto la lontana Italia, e che ha dato molto anche alla civiltà romana. In un recente convegno sull'argomento si è riaffermato che la fondazione di Roma seguiva un rituale etrusco, e questo ci potrebbe richiamare all'antica concezione indiana della città, anch'essa quadrangolare, con le strade ortogonali, fondata con la delimitazione dello spazio sacro segnato da fossati e da mura. E in etrusco, il nome riconosciuto della città è spur, analogo al vedico pur-, sanscrito pura- 'città'... Non solo, nel Dizionario della Lingua Etrusca di M. Pittau, si trova, accanto a spurana 'civico, urbano, pubblico', la variante [s]purane, e il pomerio, ovvero lo spazio sacro intorno alle mura, è identificato nel termine purapu. Esiste poi il nome al genitivo Puruhenas, gentilizio maschile che il Bernardini Marzolla associa all'importante epiteto vedico puró-han, 'distruttore di cittadelle, di fortezze', attribuito al dio guerriero Indra, ed analogo (semanticamente) all'omerico πτολίπορθος.
domenica 4 ottobre 2009
Corsi di sanscrito
Ho ricevuto questa notizia da Giulio Geymonat, MA in sanscrito della SOAS di Londra,
che inaugura una nuova stagione di corsi di sanscrito e filosofia dell'India a Milano, via E. Ferrario 5:
Si tratta di 5 seminari brevi (6h) di filosofia e civilta' dell'India rispettivamente su Veda, Upanishad, Samkhya, Bhagavadgita e buddhismo, che si terranno il martedi' e il giovedi' sera dalle 19,15 alle 21,15 a partire da martedi' 13 ottobre; e 5 workshop da tre ore l'uno per entrare nell'universo del sanscrito il sabato mattina dalle 10,30 alle 13,30 a cominciare da sabato 17 ottobre.
Per tutte le informazioni http://www.sanscrito.it/ info@sanscrito.it
3480724840
Personalmente, tengo un corso di sanscrito, specificamente dedicato alla traduzione di testi buddhisti, con accesso libero presso il centro Ewam, a Firenze, via R. Giuliani 505/A
(sito http://www.ewam.it/), ogni venerdì alle 20.
La prossima domenica, 11 ottobre alle ore 9, inizierò invece una serie di lezioni mensili di sanscrito presso il Dojo e centro Yoga Free Budo, a Prato, in via Genova 21B (sito http://www.freebudo.com/).
che inaugura una nuova stagione di corsi di sanscrito e filosofia dell'India a Milano, via E. Ferrario 5:
Si tratta di 5 seminari brevi (6h) di filosofia e civilta' dell'India rispettivamente su Veda, Upanishad, Samkhya, Bhagavadgita e buddhismo, che si terranno il martedi' e il giovedi' sera dalle 19,15 alle 21,15 a partire da martedi' 13 ottobre; e 5 workshop da tre ore l'uno per entrare nell'universo del sanscrito il sabato mattina dalle 10,30 alle 13,30 a cominciare da sabato 17 ottobre.
Per tutte le informazioni http://www.sanscrito.it/ info@sanscrito.it
3480724840
Personalmente, tengo un corso di sanscrito, specificamente dedicato alla traduzione di testi buddhisti, con accesso libero presso il centro Ewam, a Firenze, via R. Giuliani 505/A
(sito http://www.ewam.it/), ogni venerdì alle 20.
La prossima domenica, 11 ottobre alle ore 9, inizierò invece una serie di lezioni mensili di sanscrito presso il Dojo e centro Yoga Free Budo, a Prato, in via Genova 21B (sito http://www.freebudo.com/).
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