Leggendo l'introduzione di Paolo Emilio Pavolini, nato a Livorno, professore di sanscrito a Firenze dal 1901 al 1935, al suo Mahabharata. Episodi scelti e tradotti, del 1902, mi sono imbattuto in un passo significativo per la mentalità dell'epoca. Parlando del grande poema epico indiano, afferma che "l'esagerazione spinta fino alla mostruosità è la precipua caratteristica di questa poesia" (ottimo esempio di quella che il Pisani chiamerebbe 'estetica illuminista'), e fa degli esempi delle mostruose esagerazioni, però alla pagina successiva si lancia in questo commosso elogio:
Qua, ci troviamo in tempi non sospetti, ben prima del nazismo e anche del fascismo, eppure si parla tranquillamente di razza ariana, che include i Greci omerici e i Tedeschi medievali: è evidente che i parlanti lingue indoeuropee sono anche immaginati appartenere a una stessa razza, accomunata da sentimenti e tematiche epiche."Ma tenuto conto di questo che è particolarità etnica, il poema parla con voce grandiosa e simpatica alla mente ed al cuore nostro. Poiché è il poema della razza ariana, della razza nostra, e lo pervade lo stesso spirito che anima l' Iliade e il Canto dei Nibelunghi : una vendetta da compiere ne è il nodo, la morte ne è lo scioglimento."
Quindi, l'ideologia nazista e poi fascista della razza ariana si innestava su un terreno già predisposto, in una mentalità che dava per scontata questa categoria, almeno a livello accademico. Anche l'accentuazione tragica della vendetta e della morte sembra preludere al culto nazifascista della morte e della violenza e all'attrazione verso un fosco 'Crepuscolo degli Dèi', a cui andò fatalmente incontro quell'ideologia... Non c'è forse da meravigliarsi se suo figlio fu il celebre Alessandro Pavolini, fascista della prima ora, firmatario del 'Manifesto della Razza', ministro della Cultura Popolare dal 1939 al 1943, e infine terribile segretario del Partito Fascista Repubblicano, giungendo alla fine per fucilazione da parte dei partigiani...
Non si possono però addossare ai padri le colpe dei figli, e va detto che Paolo Emilio non risulta tra i firmatari del Manifesto della Razza (che comprendono invece un orientalista come Giuseppe Tucci, vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Leggi_razziali_fasciste e per una lista completa
http://www.carloanibaldi.com/novecento/anni30/manifesto.htm), del resto probabilmente a quell'epoca era ormai lontano dall'Italia e dai figli, avendo seguito l'amore per una giovane finlandese (vedi l'aneddoto in http://www.scribd.com/doc/3842895/Anhelli-di-Slowacki).
Infatti una sua grande passione era la Finlandia e la sua letteratura, sua è l'unica traduzione metrica del Kalevala. E si tratta qua di una lingua non 'ariana', ma ugrofinnica, anche se il finlandese presenta alcuni prestiti dall'indoario o dall'iranico...
Di fatto, in questa introduzione al Mahabharata non parla di superiorità della razza ariana, ma semplicemente di comunanza di sentimenti tra opere della 'razza ariana'. Bisogna ammettere che in periodo fascista, nel 1925, il Nostro pubblicò a Firenze un manuale comparativo di letterature straniere 'corredato di esempi con speciale riguardo alle genti ariane'. E rimane da chiedersi se Pavolini supponesse che le genti non ariane non abbiano i nostri stessi sentimenti e non riescano a parlare con voce 'simpatica al cuore nostro' (i finnici però gli hanno parlato ampiamente). D'altronde, questi ariani di Pavolini che parlano di vendetta e morte non sembrano poi così simpatici: per fortuna il Mahabharata è anche molto altro, è infuso di uno spirito molto più gioioso dell'Iliade e di una sapienza pragmatica e spirituale al contempo, capace di esaltare la non violenza e la simpatia universale invece della vendetta.
"Quindi, l'ideologia nazista e poi fascista della razza ariana si innestava su un terreno già predisposto, in una mentalità che dava per scontata questa categoria, almeno a livello accademico." Purtroppo le cose andarono proprio così: furono gli studi di comparazione linguistica a suggerire un origine comune per le lingue europee. La scelta del termine ariano (="di razza nobile"),usato nella seconda metà dell'Ottocento come sinonimo di indoeuropeo, fece supporre un'origine razziale comune ed una superiorità di tale razza che ha portato alle tragiche conseguenze del nazifascismo. che tali teorie della razza siano senza fondamento scientifico è un riconoscimento più recente.
RispondiElimina"Quindi, l'ideologia nazista e poi fascista della razza ariana si innestava su un terreno già predisposto, in una mentalità che dava per scontata questa categoria, almeno a livello accademico."Purtroppo è andata proprio così: dagli studi di comparazione linguistica di metà ottocento il terminie ariano (=nobile)è divenuto prima sinonimo di indoeuropeo, poi è passato a identificare una razza. Che non vi fossero presupposti scientifici è convinzione più recente.
RispondiEliminaSì, in effetti dalla linguistica si è passati a una concezione razziale e razzista, errore che già l'indologo Max Müller, tra '800 e '900, condannava, dicendo che non c'è 'razza ariana' come non c'è 'grammatica dolicocefala'. I moderni studi genetici ci mostrano quanto fossero semplicistiche e ideologiche le teorie razziste, come in quest'articolo del 'Manifesto della razza':
RispondiElimina[4) La popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà è ariana.
Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L’origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell’Europa.]
Anzitutto, gran parte della popolazione italiana è di origine vicino-orientale (J2), venuta con la colonizzazione neolitica. Poi si confondono ariani con europei: il tipo europeo più caratteristico, soprattutto occidentale, è l'R1b, arrivato probabilmente dall'Asia nel paleolitico, mentre il tipo 'ariano' è probabilmente l'R1a, anch'esso secondo gli studi più recenti asiatico e diffusosi in Europa forse con l'età del Bronzo, ma presente in Italia solo al 2-4% Dov'è allora l'arianità (biologica) degli Italiani?
Signor Benedetti, e lei dove li lascia i Longobardi, che non popolano solo la Lombardia, ma arrivano fino a Benevento, come il ducato longobardo testimonia: chiamavano se stessi Langobardr dall' appellativo di Odino, o chiamavano se stessi Vinnili, ossia vincitori. Venivano dal Sud della Svezia ed erano genti scandinavo-germaniche, portatori di un aplogruppo R1b ( a riprova del fatto che il marcatore ariano unico non è l' R1a, ma semplicemente il gruppo R1 ), e avevano al loro interno l' idea di casta nobiliare divisa in duchi ( il Duca Agilulfo, parliamone ) e marchesi ( il ducato, la marca e la fara sono unità territoriali longbarde ).
RispondiEliminaInsomma parliamone di cosa sia arianità.
L'arianità non so cosa sia, so che 'arya' significa 'nobile' in sanscrito, e 'airya' è l'autodefinizione degli Iranici nell'Avesta...
RispondiEliminaSuppongo che per 'marcatore ariano' intende il marcatore degli Indoeuropei. In proposito, l'R1b è tipico dell'Europa occidentale, secondo alcuni già presente dal Paleolitico, ai tempi dei cacciatori-raccoglitori, e noi sappiamo che l'indoeuropeo include termini comuni per l'agricoltura e l'allevamento. Ma anche se l'R1b fosse arrivato col Neolitico, rimane il fatto che i Baschi, l'unica isola non-indoeuropea nell'Europa occidentale, hanno l'87.1-88.1% di R1b e lo 0% di R1a (vedi http://en.wikipedia.org/wiki/Haplogroup_R1b_(Y-DNA) e http://en.wikipedia.org/wiki/Y-DNA_haplogroups_by_ethnic_groups#cite_ref-Helgason2000_34-0).
E' logico che i portatori dell'R1b, una volta assimilata la lingua indoeuropea dai portatori dell'R1a provenienti dall'Asia, siano considerati indoeuropei, e tra questi, oltre ai Celti e agli Italici ci sono molti Germani (ma ci sono anche Germanici portatori di R1a, tra cui i Vichinghi).