Ieri sera ascoltando la radio, ho avuto la bella sorpresa di sentir parlare di archeologia indiana su radio 3, nella trasmissione 'Siti terrestri, marini e celesti' (l'audio si trova su
In particolare si è affrontato il tema di Mehrgarh, antichissimo sito della valle del Bolan, in Pakistan, già abitato tra IX e VIII millennio a.C., e che ci offre già intorno al 6500 a.C. una struttura evoluta, definita nella trasmissione una vera e propria 'città' per l'epoca, avendo 25000 abitanti ed estendendosi su 70 ettari, cinque volte più grande di Çatal Hüyük in Anatolia, considerata la città più antica del mondo (vedi ad esempio
Si è parlato anche di Mohenjo Daro e della sua urbanistica, ma la cosa più significativa è che si è anche confutata la teoria dell'invasione 'ariana' dell'India, e si è parlato del prosciugato fiume Sarasvati, due elementi caratteristici delle teorie indigeniste, secondo cui la cultura indoaria e vedica è autoctona dell'India, e si è sviluppata nella valle del fiume Sarasvati. Ora, l'area che è riconoscibile come sede di questo letto ormai prosciugato, di fatto presenta circa l'80% dei siti della civiltà cosiddetta 'dell'Indo', che dovrebbe quindi chiamarsi in primis 'civiltà della Sarasvati', e andrebbe identificata con quella vedica che si è sviluppata sullo stesso fiume, senza dar segno di essere arrivata dall'esterno come pretendono le aprioristiche teorie invasioniste sviluppate dagli indoeuropeisti dell'Ottocento.
Per approfondimenti, segnalo il mio articolo 'Sulle tracce del fiume Sarasvati e della sua antica civiltà tra letteratura, archeologia e geologia', apparso su 'Studi classici e orientali' n.49 (2003).
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