La questione indoeuropea nasce ufficialmente nel 1786 con il discorso di William Jones alla Royal Asiatic Society of Bengal (vedi sotto l'articolo L'incontro tra l'Occidente e la cultura sanscrita), in cui nota le affinità tra sanscrito, greco e latino (ipotizzando invece per gotico e celtico la commistione con un altro idioma), però già A. Jäger nel 1686 pubblicò un libro sullo 'scitoceltico', e il nostro Sassetti, come si dice nel già citato articolo, individuò già nel '500 le somiglianze tra numeri sanscriti, greci e latini.
Comunque, è nell'800 che si sviluppa l'indoeuropeistica con tutte le sue ipotesi sulla Urheimat. Inizialmente predominava l'ipotesi asiatica, perché si riteneva che l'umanità fosse venuta dall'Asia in Europa, e l'antichità del sanscrito incoraggiava una teoria indocentrica come quella di Friedrich Schlegel ('Sulla lingua e saggezza degli Indiani', 1808). Prevalse però un'ipotesi sull'Asia Centrale, con il focus sulla valle dell’Oxus e la Battriana, pare all'inizio (Rhode 1820) per le testimonianze avestiche sull'Airyanam Vaejo (regione menzionata nel Vendidad, interpretata come patria originaria degli Arii), poi per ragioni di paleontologia linguistica avanzate dal Pictet nel 1859, creando, come nota E. De Michelis in un saggio del 1903, un'ortodossia scolastica che durava ancora fino alla sua epoca.
Oggi l'ortodossia sta invece nell'ipotesi Kurgan della lituana M. Gimbutas (autrice di vari saggi a partire dal 1956), incentrata sull'area a nord del Mar Nero, dove si sviluppò una cultura pastorale originale dal V millennio a.C., caratterizzata dalle tombe a tumulo (dette kurgan) che sembra presentare un'espansione verso l'Europa, e che per la presenza di cavallo, carro, cultura patriarcale e simbolismo solare, è stata identificata con i Proto-Indoeuropei.
Un recente sostegno a questa teoria è venuto dalla genetica di Cavalli Sforza, che ha individuato una delle 'componenti principali' delle frequenze genetiche concentrata a nord del settore orientale della regione del Mar Nero.
La debolezza della teoria Kurgan mi pare però, oltre che nella mancanza di testimonianze scritte che provino l'affiliazione linguistica di questo popolo, nella scarsa attenzione alla sfera asiatica degli Indoeuropei: a un certo punto il popolo Kurgan viene mandato a invadere l'Iran e l'India, instaurando un dominio d'élite. Ma di tutto ciò mancano le prove. Tra il 4500 a.C. e l'800 a.C. non appaiono modificazioni fisiche negli scheletri nell'India nordoccidentale, e le incursioni di culture occidentali si fermano ai bordi della valle dell'Indo. Queste sono le date offerte da uno studio antropologico di K.A.R. Kennedy, che ha individuato una modificazione negli scheletri nel sito di Mehrgarh in Baluchistan solo tra il Neolitico e il Calcolitico, appunto prima del 4500 a.C., benché peraltro vi sia un’evoluzione lineare dal punto di vista archeologico, autonoma rispetto al Vicino Oriente (infatti nell’area indiana abbiamo soprattutto l’allevamento bovino e la coltivazione dell’orzo, in Vicino Oriente l’allevamento ovino e la coltivazione del frumento).
Dove sono quindi le tracce di una tale invasione di pastori nomadi a cavallo? Negli ultimi decenni archeologi come Shaffer, Lichtenstein e Lal hanno negato l’esistenza di tracce di un’invasione indoeuropea.
Forse andrebbe riconsiderata la teoria dell'indiano Sethna, che pensava ad una 'Aryan belt' dall'India nordoccidentale tramite l'Iran fino al Mar Nero. E il popolo Kurgan potrebbe essere un pollone, almeno a partire da un certo periodo, di una espansione degli indoiranici nel Calcolitico, per poi raggiungere l'Europa secondo la teoria di Gimbutas.
Dal punto di vista genetico, si è già visto nel precedente articolo che l'origine del gruppo R1a1 del cromosoma Y, che corrisponde alla componente in questione (indicata anche come M17) associata agli Indoeuropei, è da rintracciare nell'area indiana piuttosto che in Europa orientale.
Un vasto studio di Sengupta e altri, pubblicato sull’American Journal of Human Genetics del 2006
(http://www.pubmedcentral.nih.gov/articlerender.fcgi?tool=pubmed&pubmedid=16400607), cercando influssi centrasiatici in India, li ha trovati molto scarsi, e conclude che non è stata l’espansione indoeuropea a foggiare il panorama sud asiatico del cromosoma Y, ma un’evoluzione regionale.
E’ possibile quindi pensare che quelle varianti del cromosoma Y che l’India condivide con l’Europa orientale vadano interpretati nel senso opposto a quello ipotizzato dai teorici dell’invasione ariana dell’India.
Comunque sia, da un punto di vista linguistico ci muoviamo nel regno delle ipotesi indimostrabili, in mancanza di prove testuali. Quello che però gli indoeuropeisti dovrebbero maggiormente considerare, è la reale situazione delle conoscenze archeologiche dell'India, che non supporta le loro teorie aprioristiche.
E’ possibile quindi pensare che quelle varianti del cromosoma Y che l’India condivide con l’Europa orientale vadano interpretati nel senso opposto a quello ipotizzato dai teorici dell’invasione ariana dell’India.
Comunque sia, da un punto di vista linguistico ci muoviamo nel regno delle ipotesi indimostrabili, in mancanza di prove testuali. Quello che però gli indoeuropeisti dovrebbero maggiormente considerare, è la reale situazione delle conoscenze archeologiche dell'India, che non supporta le loro teorie aprioristiche.
Forse son un po' in ritardo per commentare questo post, ma avevo letto che la prima componente genetica di Cavalli-Sforza partisse dalla Mesopotamia e si difondesse poi in Europa. La diffusione della prima componente ricalcava la diffusione dell'agricoltura. Visto che poi in un altro tratto di indoeuropeistica avevo trovato suggerito che la Mesopotamia aveva con molta probabilità avuto una classe dirigente indoariana, penso che si potrebbe vedere le teorie di Cavalli-Sforza come un sostegno alla teoria di un origine nell'area Indo-pakistana, piuttosto che a questa fantomatica civiltà Kurgan.
RispondiEliminaNon si è mai in ritardo, anzi grazie dell'intervento. Suppongo che la classe dirigente indoariana in Mesopotamia si riferisca ai Cassiti (che dominavano Babilonia dopo il 1700 a.C.) o ai sovrani di Mitanni (che comprendeva la Mesopotamia del nord nel II millennio a.C.), che avevano nomi e divinità di tipo indoario.
RispondiEliminaQueste élites però, che potrebbero essere emigrate dall'India dopo la crisi della civiltà harappana agli inizi del II mill. a.C., hanno certamente lasciato scarse tracce genetiche. La componente mesopotamica di Cavalli Sforza ha appunto origine tra Anatolia e Mesopotamia, e non in India, ed è in effetti associata alla diffusione dell'agricoltura in Europa. La componente dei Kurgan sarebbe invece la terza, oggi chiamata R1a1, che Cavalli-Sforza ha associato alle migrazioni indoeuropee. Esiste anche la teoria di Renfrew, che associa la diffusione delle lingue indoeuropee alla diffusione dell'agricoltura dall'Anatolia, ma non è stata generalmente accettata, anche perché si ritiene la formazione del protoindoeuropeo più recente del neolitico.
Ehm, non ricordo, avevo dato un'occhiata veloce. Pero non so, mi sembra piu facile accettare una diffusione della civiltà vedica affiancata da quella dell'agricoltura, visto che la civiltà dell'indo-sarasvati era pacifica.
RispondiEliminaNon potrebbe essere che la diffusione della cultura vedica abbia seguito due strade? Una a nord superdando l'Amu Darya, un'area impervia dove il cavallo e le capacità guerriere erano favorite, e una a ovest entrando in Persia, dove molto probabilmente il clima era piu simile a quello dell'area del Indo-Sarasvati. A nord si sarebbe sviluppati quei vedici con la terza componente come baltici e Slavi, mentre a ovest si sarebbero a poco a poco distinti gli iranici, gli armeni, i celtoitalici.
PS: scusami, vado molta a fantasia, ma visto che te ne intendi tanto, almeno mi trovi tutte le confutazioni.
Premesso che me ne intendo appena 'il giusto', come si dice in Toscana, l'ipotesi di diverse componenti è interessante. Che i balto-slavi si siano diffusi per mezzo di invasioni armate non direi, anzi proprio loro si sono diffusi soprattutto con l'agricoltura, anche in epoca medievale, anche se il percorso dovrebbe concernere l'Amu Darya e l'Asia centrale. Quanto agli Iranici, essi sono chiaramente provenienti da est e penso che possano essere stati 'indoeuropei' sin da epoca molto antica nell'Afghanistan e nell'Iran orientale. Sospetto che anche i protogreci si siano formati a stretto contatto con gli Iranici, così come gli Armeni (questi tre gruppi sono spesso accomunati dai linguisti). Quanto ai celtoitalici, così come i germanici, devono essersi formati in Europa in una fusione tra élite indoeuropee di origine orientale e popolazioni locali geneticamente caratterizzate prevalentemente dall'aplogruppo R1b, che sembra provenire dall'Asia centrale e dalla Russia, ma in epoca paleolitica precedente la diffusione dell'agricoltura e delle lingue indoeuropee (infatti è molto forte nei baschi).
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