domenica 8 novembre 2009

Mille sentenze indiane - Povertà


582. Mi dischiudo alla speranza col sorgere del sole, e tutto mi ristringo al tramonto; immerso nel lago della miseria, imito il giuoco delle ninfee.

587. Se il ricco conoscesse il dolore che nasce in chi sta per pronunziare la parola "da'!", darebbe anche le proprie carni.

591. Mettete un uomo di grande mente a lottare ogni giorno con la povertà e a dover pensare al burro e al sale e al riso e ai legumi e alle legna; finirà col perdere la testa.

594. Anche se il ricco si è acquistata una virtù, presto la sciupa; (ma) il povero la conserva; il secchio pieno sommerge la fune, non il vuoto.

596. Cibo più saporito gusta sempre il povero che il ricco; la fame, che condisce gli alimenti, è ben rara tra i ricchi.

599. Il giovane pensa all'amore, l'uomo di mezza età pensa al denaro, il vecchio pensa alla morte, il povero a molte cose.

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